Juventus, la festa è doppia

Campioni d'Italia per la seconda volta consecutiva. Le scommesse vincenti di Andrea Agnelli e Conte. Il progetto tecnico e lo stadio di proprietà.

Ormezzano: il club ha tracciato la via da seguire

05/05/2013
La festa bianconera (Reuters).
La festa bianconera (Reuters).

La contabilità federale tricolore dice 29, quella bianconera dice 31, perché il club si sente pienamente titolare dei due scudetti toltigli per Calciopoli. Sono tutti d’accordo invece nel dire che lo scudetto 2012-13 è meritatissimo, che il gioco migliore prodotto dal calcio italiano è quello della Juventus poi travasata dal citì Prandelli nella Nazionale, che la via indicata dalla società più amata d’Italia con la costruzione dello stadio di proprietà è l’unica vera riforma attuata, sia pure parzialissimamente, dal nostro mondo pallonaro. Persino sul piano del gioco, argomento sul quale non esiste al mondo competenza – e pazienza se spesso gaglioffa - superiore a quella italiana, più o meno sono tutti d’accordo: la Juventus di Andrea Agnelli presidente, di Giuseppe Marotta direttore generale e di Antonio Conte allenatore riesce a ottenere il massimo dai tifosi che riempiono lo stadio, visitano il museo, comperano i souvenirs ufficiali (comunque la maglia più venduta è sempre quella di Del Piero costretto a fare l’emigrante: un caso che in qualsiasi altro club sarebbe stato dinamite con tanto di miccia accesa), e riesce pure ad ottenere il massimo da giocatori che costano molto ma non moltissimo.

Le partite della Juventus sono spesso occasione di un buon calcio: che però non basta in Europa, questo proprio no, e quasi patetica è la ricerca bianconera del top player, il fuoriclasse che segnando molti gol garantirebbe il rendimento anche nelle coppe, sino ad ipotizzare un ritorno di Ibrahimovic, il supermercenario che nel 2006 ha lasciato la squadra, retrocessa in serie B, per andare a raccogliere milioni a Milano su due sponde, a Barcellona, a Parigi. E sino a trascurare il fatto che è già stato acquistato Llorente, attaccante spagnolo di Bilbao, alto ma chissà se anche grande.

La famiglia Agnelli, sempre bene dentro e intorno al club, potrebbe permettersi anche di concorrenziare arabi e russi investitori in squadre inglesi e francesi, potrebbe sfidare la disponibilità di denaro offerta dalle tifoserie ai club tedeschi e spagnoli, ma la Juventus vuole restare dentro una situazione economica almeno un poco intonata al fair play finanziario predicato dall’Uefa e alla crisi delle’Italia: spese alte sì, ma non mai folli, e picchi di guadagno quasi “onesti” (dunque i 12 milioni l’anno di Ibrahimovic non sono contemplabili).

In una storia lunga più di un secolo tante cose belle ha insegnato la Juventus al calcio italiano, concentrando e limitando apprendimento e frequentazione di quelle brutte ad un periodo corto, gli anni appunto Calciopoli. Il club che ha “fondato” uno stile, che ha riempito di giocatori la Nazionale, che ha vinto più scudetti di ogni altro, è adesso quello che ha preso la strada migliore se non per un risanamento spartano, quanto meno per uno stop alle pazzie. E la gestione di un caso che in ogni altra società sarebbe stato clamoroso, come quello dell’addio di Del Piero su comando dall’alto, nel silenzio ufficiale e senza troppe polemiche fra i tifosi, è stato un capolavoro: di perbenismo diplomatico dicono acidi quelli che bon possono permettersi contorsionismi simili, di forza societaria senza neanche un imbarazzo diciamo noi.

Antonio Conte ha vinto due scudetti di fila dopo due anni in cui la Juventus era finita settima. E’ arrivato ai quarti di finale della Champions League, ha valorizzato giocatori indigeni (Giovinco e ancora più Marchisio), ha gestito benissimo Buffon riconoscendogli tutto il carisma, dandogli la leadership che era di Del Piero, ma intanto pretendendo e ottenendo che lui rimanesse giovane a costo di vendere la sua anima al diavolo. Insomma Conte non ha sbagliato niente. E chissà che riesca a non sbagliare anche adesso che, benché vicino alla riconferma automatica con uno stipendio da record italiano confermato anzi battuto (si dice di una sua facile ascesa ai 5 milioni l’anno, in pratica un raddoppio degli emolumenti), lascia intendere che potrebbe anche, dolorosamente ma realisticamente, staccarsi dal club di cui è stato giocatore, capitano, allenatore, guru, insomma attore sommo per tanti anni e per diverse parti, se non confortato dal sempre evocato “progetto”: che in parole poverissime e intanto ricchissime vuole poi dire impegno del club di spese forti per garantire al tecnico i giocatori che lui vuole.

E adesso campionato ancora, per dirimere quelle pratiche che si chiamano partecipazione alle coppe e retrocessione, intanto che la Juventus lavora sul mercato e su Conte. Da ricordare, a chi invoca spese alte per acquisti sicuri, che il colpo dell’anno sulle bancarelle italiane e anche europee si chiana Progba, il cognome di un francese di colore tolto dalla Juventus al settore giovanile del Manchester United con appena un milione mezzo di euro e che ora, ventenne di valore assoluto, centrocampista con anche tiro superforte e gran colpo di testa, vale venti volte di più, almeno per quelle che sono le disponibilità di un sceicco arabo o di un oligarca russo. Adesso bave di campionato anche onde permettere ai tifosi bianconeri di gustare la caramella migliore, più intensa di gusto, quella che si chiama crisi dell’Inter, la rivale massima, l’aquila piombata con crudeltà da avvoltoio, secondo i tifosi bianconeri, su morti e feriti di Calciopoli.

Gian Paolo Ormezzano

a cura di Paolo Perazzolo e Annachiara Valle
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