Germania, potenza anche del gol

Il nuovo "miracolo" del calcio tedesco e l'impotenza di quello italiano, almeno a certi livelli. Le ragioni del boom (loro) e quelle del flop (nostro).

Ma l'Italia non può competere

25/04/2013
Pep Guardiola, già allenatore del Barcellona e prossimo allenatore del Bayern.
Pep Guardiola, già allenatore del Barcellona e prossimo allenatore del Bayern.

Si era appena finito di elogiare il grande calcio spagnolo, sia di Nazionale che di club, e il neogrande calcio tedesco (di club) lo ha sbriciolato nell’andata in Germania delle prime due semifinali di Champions League: 4 a o del Bayern Monaco sul Barcellona ormai troppo Messidipendente, 4 a 1 del Borussia Dortmund sul Real Madrid. Il ritorno in Spagna: il 30 aprile a Madrid, il 1° maggio a Barcellona. Ma in Spagna pochi ormai credono nella remuntada (e doppia), nella rimonta miracolosa. La finale in Inghilterra, Londra, Wembley, il 25 maggio, partita secca.


Gli allenatori creatori del sensazionale positivo sono tedeschi, Heynckes del Bayern e Klopp del Borussia. Il primo è già dismesso: da luglio gli succede il catalano Guardiola, l’uomo che ha costruito il Barcellona dei mille passaggini e che è reduce da un anno sabbatico a New York. Gli allenatori colpevoli del sensazionale negativo sono uno spagnolo minacciato di tumore, Vilanova successore fatto in casa di Guardiola, e un portoghese sempre sul piede di partenza, il celeberrimo Mourinho.

E’ un grandissimo viluppo di persone, ipotesi, contatti, contratti. Si parla di trasferimenti importantissimi, qualcosa accade, molto accadrà. La vigilia della sua impresa il Borussia Dortmund ha dovuto sopportare due notizie forti da Monaco: Goetze e Lewandowski, i suoi gioielli, il prossimo anno giocheranno nella squadra bavarese (e Lewandowski ha segnato i quattro gol al Real Madrid, prima quadripletta in una semifinale). Da obbligare a dire che a Monaco Guardiola è atteso da un compito comunque disperato: fare meglio del suo predecessore, e dopo avere ottenuto simili rinforzi.

Noi italiani, fuori dalle coppe europee dopo i quarti di finale, siamo spettatori attoniti di una recita che annichilisce anche la nostra proverbiale bravura nella commedia dell’arte. Ci sono intrecci di fronte ai quali i nostri pur fervidi giochetti sul calciomercato appaiono misere cose. Non abbiamo i soldi per intervenire nel balletto. L’Inter parla di cinesi nel suo consiglio di amministrazione, poi ripiega: uzbeki, americani, forse danesi, magari nessuno. Gli statunitensi entrati nella Roma appaiono quasi degli avaracci. Intanto gli sceicchi arabi e gli oligarchi russi investono sempre e sempre più sul calcio inglese (quello tedesco è ricco di suo, come ancora quello spagnolo). 

La squadra del prossimo futuro potrebbe essere il Paris Saint Germain, di proprietà del Qatar, che non bada a spese. Ha saccheggiato il calcio degli italiani come degli ex italianizzati (Ibrahimovic e Thiago Motta, Thiago Silva e Verratti, Menez e Lavezzi, Sirigu e Pastore), ha ingaggiato l’allenatore Ancelotti, ha preso all’Inter il dirigente e non solo Leonardo. Ora si batte per avere dal Napoli Cavani. Vincerà lo scudetto e il prossimo anno avrà in Francia il rivale speciale, il Monaco nel senso di principato, tanti soldi russi, pronta risalita dalla serie B, allenatore italiano, Ranieri, ex fra l’altro di Juve e Inter. Suggerimento per consolarci di fronte ad un grande calcio in cui le nostre squadre non giocano più: almeno gli allenatori ci rappresentano, numerosi e bravi e fatti ricchissimi in Inghilterra come in Russia, in Cina come in Francia.

I nostri club invece, ricchi e poveri, si dibattono. La Juventus cerca il top player in attacco, pensa persino a un ritorno di Ibrahimovic, che però costa troppo col suo ingaggio di 12 milioni annui. Suarez cileno era il più cercato , sta nel Liverpool e si è preso dieci giornate di squalifica per avere morsicato un avversario. L’Inter sembra dissolta, è tutta da ricostruire. Il Milan fa finta di seguire sino in fondo la politica economica dei giovani, sperando che Balotelli non dia i numeri e El Shaarawy maturi. Il Napoli non sa come trattenere Cavani. 

C’è pure il valzerone degli allenatori, così grande che anche il passo di danza di Guardiola non ha avuto il rilievo che in altri tempi gli sarebbe stato assegnato. Idem il sacrificio di Heynckes. Ogni giorno ci si perde dietro dieci nuove pseudo notizie, da campo e da panchina. Non sono tutte bufale nel senso che poi i fatti non le confermeranno, sono tutte bufale nel senso che probabilissimamente ogni movimento è già deciso, ma si deve aspettare per l’ufficializzazione la fine della stagione, anche per dosare la droga da somministrare ai tifosi, alle genti.

Gian Paolo Ormezzano

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