Angola, diamanti rosso sangue

Un rapporto del Cisp denuncia: «Espulsioni, torture, traffico di esseri umani, stupri a danno di congolesi. Centomila nel solo 2011. La causa? Il commercio illegale di pietre preziose.

Le pietre preziose e il “girone infernale” delle vittime

21/10/2012
Foto Reuters.
Foto Reuters.

Ancora una volta, al centro di questo “girone infernale” di violenze ci sono le pietre preziose. Lo sfruttamento artigianale dei diamanti in Angola genera entrate per circa 270 milioni di dollari l'anno, mentre lo sfruttamento illegale produce forti perdite economiche.

     «Per questo motivo», spiega il Rapporto del Cisp, «il governo angolano ha stipulato contratti con delle compagnie di sicurezza private (dove la più importante ha tra i suoi proprietari 7 ex-generali dell'esercito angolano) per il controllo delle frontiere, e possono agire all'interno di un quadro legale che gli permette di violare i diritti fondamentali di tutte le persone presenti in quelle zone. Queste compagnie private sono in parte di proprietà di membri del governo. Cosa che gli consente di ricevere finanziamenti pubblici. E lavorano con il supporto di una campagna mediatica fatta contro 'gli alieni': così infatti sono chiamati i congolesi».

     Ma c’è di più. Intorno al fenomeno delle espulsioni di massa è sorta una rete di traffico di esseri umani, dedita anche allo sfruttamento sessuale e della manodopera. Le dinamiche non sono ancora del tutto chiare, ma secondo il rapporto “Trafficking in Persons - Report 2011 - Angola”, del Dipartimento di Stato Usa, vengono prese e portate via bambine congolesi anche di 12 anni dal Kasai occidentale nella Rdc fino in Angola per varie forme di sfruttamento.

     «L'organizzazione delle espulsioni è molto redditizia economicamente», sottolinea la ricerca del Cisp, «visto che tutti i beni dei congolesi vengono rubati, diamanti compresi, senza contare poi i finanziamenti di cui i membri del governo beneficiano tramite le loro compagnie di sicurezza private. Sempre più indizi portano a credere che anche l’entrata illegale dei congolesi in Angola sia incoraggiata dai proprietari delle miniere di diamanti, per il bisogno di manodopera a buon prezzo. Le compagnie private infine potrebbero trarre molti più benefici dallo sfruttamento illegale che da quello legale, e per fare questo lo sfruttamento della manodopera congolese sembrerebbe ideale».

     La legge angolana sui diamanti identifica la regione del Nord Lunda Norte (quella da cui arriva la gran parte degli espulsi) come “riserva” delle pietre preziose. Si tratta di un'area di oltre 200 mila chilometri quadrati (quasi due terzi del territorio italiano).

     Nel territorio della riserva è legalizzata la limitazione di vari diritti fondamentali, come quello di movimento, di proprietà, ad avere giustizia e diritti economici, in aperto conflitto con la Costituzione congolese. All’interno di quest’area, la circolazione delle persone è regolata dalle compagnie minerarie, ogni tipo di attività economica è interdetta, e tutti gli abitanti hanno perso la proprietà della loro abitazione. La legge è gestita dalle compagnie minerarie, che possono arrestare le persone identificate come autori di crimini.

     La politica delle espulsioni colpisce soprattutto due aree del Congo: il 75% degli espulsi proviene da Kasai occidentale e  Bandundu, regioni caratterizzate da forte insicurezza alimentare (che colpisce il 40% della popolazione) e da una forte diffusione dell’Aids. Una missione di Medici senza Frontiere a Kamako, una delle zone più colpite dalle espulsioni, ha accertato un tasso di prevalenza dell’Hiv nelle donne del 24%.

     Nel Kasai occidentale, secondo i dati raccolti dal Cisp, c’è una media di 103 episodi d’espulsione al mese. Si calcola che ad ogni espulsione vengano mandate via 67 persone, per un totale di 1260 a settimana. Ma ci sono state anche espulsioni di 200, 1.000, 3.500 persone e, in un caso, persino di 5.000.

Luciano Scalettari
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