Riforma Difesa, un voto che divide

La Camera ha approvato la legge, con 294 sì, 53 astenuti e solo 25 no. Un provvedimento da un Governo e un ministro dimissionari. Inascoltati i pressanti appelli della società civile.

Pezzotta: "Perché ho votato no"

12/12/2012
L'onorevole Savino Pezzotta.
L'onorevole Savino Pezzotta.

Ieri ho votato “no” al decreto legge sulla difesa presentato dal Ministro Di Paola. Le motivazioni per cui da ormai due anni mi impegno contro l’acquisto dei cacciabombardieri sono a tutti note e sono quelle che mi hanno portato ad essere contrario a questo provvedimento.

     Sono profondamente turbato sia sul piano umano che su quello etico nel vedere che mentre ci sono milioni di persone e famiglie che si accollano sacrifici pesanti e per molti al limite della sopportabilità, che mentre non riusciamo a trovare congrue risorse per il lavoro né per contrastare la povertà che sta mordendo con i suoi denti acuminati migliaia di persone e famiglie, si impegnino  i soldi degli italiani, compresi quelli di chi si è accollato i sacrifici, per acquisire dei costosissimi caccia bombardieri.

     Mi domando se era proprio questo il tempo congruo a questa operazione, o se prima non vengono i bisogni delle persone. In poco più di sei mesi si è voluto e realizzata questa riforma. Mentre i provvedimenti importanti giacenti da tempo in Parlamento sono saltati per mancanza di tempo, con grande velocità uno spazio è stato trovato per fornire in futuro e strutturalmente più soldi al Ministero della Difesa per l’esercizio e l’acquisto di armi.

     A mio parere andava rivisto in profondità l’investimento sui cacciabombardieri, anche alla luce delle valutazioni che sono in corso in altri Paesi. Si sarebbe dovuto agire con maggior determinazione sugli sprechi che ancora esistono nel settore e sui privilegi. Inoltre la gestione degli esuberi andrebbe valutata con maggiore attenzione anche per evitare di ripetere la questione degli esodati e prevedere risorse per formazione e riqualificazione. Avrei desiderato sapere come si procederà al riordino della sanità militare e tante altre questioni relative al trattamento del personale.

     La nostra battaglia ha permesso che si realizzassero alcuni importanti cambiamenti nella legge delega, ma non ancora sufficienti. Sono stato accusato di essere un pacifista. Critica che non mi turba ma che non corrisponde alla verità essendo il sottoscritto semplicemente un cercatore di pace e di giustizia pertanto un pacifico.

     Certo, cercare di camminare sui sentieri di Isaia facendo politica nelle istituzioni non è facile.

     So bene che la difesa della Patria è un sacro dovere dei cittadini, ma mi chiedo – e chiedo – se mantenere la coesione sociale, evitare che il malessere sociale si diffonda come una pandemia non sia un modo, e io credo il più efficace, per difendere la Patria. A meno che pensiamo che all’orizzonte ci sia un pericolo di offesa nei confronti del nostro Paese e che si sia obbligati a difenderci. Ma non mi sembra che questa ipotesi sia fortunatamente nelle prospettive.

     Un ripensamento che tenesse conto della situazione sarebbe stato opportuno. Molte volte viene citata la Grecia e abbiamo assunto posizioni anche molto dure per fare in modo di risparmiare al nostro Paese una simile deriva, ma vorrei anche ricordare che, mentre declinava verso una situazione finanziaria e sociale insostenibile, la Grecia ha continuato ad acquisire armamenti. Non possiamo fare lo stesso. Agiamo con attenzione e prudenza. Cerchiamo anche su questo terreno di essere temperati e moderati.

     Non nego le ragioni che il Ministro ha portato in Aula sostenendo che quando si parla di capacità operative per l’oggi e il domani, si parli di quelle capacità che richiedono tecnologia, investimenti e strumenti militari efficaci. Ma mi chiedo se in determinate situazioni non esistano priorità umane che vengono prima e che richiedono una attenzione maggiore.

     Confesso che avrei voluto vedere in questo provvedimento la previsione di forme di difesa non violenta. Mi si potrà dire che questa è un’utopia. Non credo, se vedo che oggi le forme di azione non violenta sono vittoriose, basti pensare a quanto è avvenuto in Birmania. Una vera lezione di civiltà che obbliga tutti a pensare se per conquistare la democrazia siano più opportuni – come successo in Libia – i bombardieri che hanno distrutto e confinato nel caos un Paese, o se incrementare e sostenere forme di disobbedienza civile con ha dimostrato il popolo della Birmania? È una domanda e un interrogativo che ci fa apparire ingenui, ma che rappresenta una profonda fiducia nell’uomo.

     Finché i nostri programmi di difesa non contempleranno anche forme di questa natura e ci affideremo solo alla forza degli strumenti , non ci sarà mai vera difesa.

     Come cittadino, come orfano di un giovane soldato che per dire no al continuare della guerra ha lasciato la vita, e anche come cristiano, ho votato contro questo provvedimento.

     Mi ero chiesto, ed era il senso dell’emendamento che avevo presentato, se non fosse il caso di agire con una maggiore attenzione alla difficile situazione politica che stiamo attraversando. Data l’imminenza delle elezioni che, stando alle dichiarazioni del Ministro dell’interno dovrebbero tenersi nel mese di febbraio e pertanto con lo scioglimento delle Camere entro gennaio, non credo che la data del 30 aprile che veniva proposta per le deleghe attuative, fosse congrua e rispettosa delle prerogative del Parlamento. Non mi sembrava opportuno che si chiedesse una delega per un Governo che non conosciamo.

     Lo spostamento della data al 30 giugno come proponevo nell’emendamento firmato con l’on. Carra, sarebbe stato pertanto funzionale a consentire al prossimo Parlamento e al nuovo Governo  di discutere in modo approfondito il problema.

     Si è persa una buona occasione per dimostrare quell’attenzione ai problemi veri del Paese e, come avrebbe detto La Pira, della povera gente. Sarebbe stato un atto di buona volontà e di grande sensibilità, ma che non è stata accolta dall’Aula della Camera che ha approvato a maggioranza il provvedimento.

Savino Pezzotta
(Deputato dell'Unione di Centro per il Terzo Polo)

A cura di Luciano Scalettari
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