Brutti ma buoni (ma anche puliti e giusti)

Presentati i dati di una ricerca di Last minute market per verificare i reali benefici del progetto di recupero dei prodotti invenduti di Coop Adriatica

Il punto di vista dei beneficiari

22/03/2013

Il punto di vista degli enti beneficiari è stato rilevato attraverso un'indagine condotta via web. Oltre il 31,63% degli Enti risiede nella provincia di Bologna, il 18,37% a Ravenna e poi via via le percentuali diminuiscono nel territorio di copertura nazionale del progetto. Relativamente alle forme giuridiche dei beneficiari, si tratta prevalentemente di Associazioni di volontariato, Cooperative Sociali di tipo A e di Enti Religiosi. Le Organizzazioni si occupano per il 90% di assistenza alle persone e per un 10% di assistenza agli animali. Mediamente gli enti erogano 99 pasti al giorno. Si tratta di numeri estremamente significativi che rappresentano uno scenario molto variegato di Enti di piccole, medie e grandi dimensioni.

La gestione del progetto presenta per gli enti attività che vanno dal ritiro dei prodotti, alla loro cernita e stoccaggio, fino all’attività di erogazione del servizio. La frequenza del ritiro dei prodotti va da due o più volte a settimana (58% del campione), a una volta a settimana per il 40%, e solo per il 2% meno di una volta a settimana. Il tempo dedicato alla cernita e stoccaggio dei prodotti è inferiore alle 2 ore per i 3/4 degli intervistati.

Generalmente non vengono ravvisate importanti difficoltà in tali fasi: solo il 16% degli intervistati trova difficoltà nel rispettare orarie e tempistiche, il 13% nella disponibilità di risorse umane e il 6% per mezzi di trasporto e attrezzature. Per oltre il 70% del campione, i prodotti recuperati vengono consumati nel giro di pochi giorni e se non vengono consumati è perché hanno scadenza lontana, difficilmente vengono gettati, ma create delle scorte.

Interessante anche il dato relativo al costo di ogni pasto per l'ente: grazie al progetto, meno di 3 euro per la metà del campione. 


Sia chiaro, però, che il grado di soddisfazione altissimo dimostrato dalle associazioni coinvolte non pressoché alcuna corrispondenza con il mero risparmio economico: i dati, infatti, dicono che i profili con il gradimento maggiore sono quelli a cui un pasto costa anche più di 5 euro. Il non profit, infatti, è per natura abituato a misurare la riuscita di una progetto da un punto di vista non meramente numerico: è il suo limite, ma anche la sua forza.


Una forza che in questo caso specifico guarda con "compiacimento" alla riduzione dei costi di gestione per la propria struttura, alla possibilità di socializzazione e relazione con i lavoratori Coop e i soci Coop volontari, al recupero di prodotti di buona qualità. E ancora, alla creazione di sinergie tra enti no profit, imprese ed enti pubblici, alla partecipazione alla riduzione dei costi di smaltimento delle imprese donatrici e al coinvolgimento in un'iniziativa di lotta allo spreco.

Nel pdf allegato tutte le tabelle.

Alberto Picci
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