Un dono di pagine solidali

Tre volumi, tre modi differenti di mettersi al servizio degli altri: Medici senza frontiere, Mediafriends e Fondazione Sodalitas

Noi non restiamo a guardare

27/11/2012

Lettere scritte con il cuore in mano, forti del carico emotivo che esperienze intense di cooperazione come quelle di "Medici senza frontiere" portano necessariamente con sè. Lettere pensate, scritte di getto, dettagliate, imprecise,  efficaci, sorprese, divertite. Lettere di chi, nel segno del titolo del libro che oggi le contiene "Noi nonrestiamo a guardare", ha preso in mano la propria vita dedicandosi agli altri sfuggendo da qualsiasi odiosa etichetta di "eroe dei giorni nostri". Quello che ne esce è un affresco di 40 operatori umanitari di "Medici senza frontiere", della loro quotidianità raccontata senza filtri dai luoghi più dimenticati del pianeta attraverso flash che sono l'espressione di sentimenti autentici a cui appartengono la paura, i dubbi, le fragilità. Professionisti che, messi di fronte alla meraviglia di una nascita o all'orrore di una guerra, si scoprono essere, innanzitutto, soprattutto, uomini e donne: ciascuno con la propria storia alle spalle, ciascuno con un genitore, un figlio, un amico con cui avere il desiderio di condividere la gioia di avere trovato nella dimensione di cooperanti il senso della propria esistenza. Introducono il libro, dopo la prefazione di Dacia Maraini, le riflessioni di alcuni scrittori e giornalisti quali Daria Bignardi, Silvia Di Natale, Andrej Longo, Antonio Pascale, Renata Pisu, Antonio Scurati, ispirate dall'incontro con quei medici, quegli infermieri, quei chirurghi impegnati in prima linea e che costituiscono l'anima stessa di "Medici senza frontiere". Per sostenere i progetti della ong e, insieme, godersi una lettura piacevole e istruttiva, il libro "Noi non restiamo a guardare" edito da Feltrinelli e già disponibile in libreria non delude le aspettative. Di seguito, grazie all'autorizzazione degli autori e dell'ufficio stampa della ong, pubblichiamo una delle lettere contenute nel libro.

Burundi

Annamaria Ronca 
amministrazione e finanza 

«Ciao mamma, ti scrivo questa mail dal mio piccolo ufficio di Kabezi. Oggi è una giornata speciale e voglio condividerla con te. Questa mattina ho assistito a un vero miracolo, il miracolo della vita. Avevo chiesto da tempo di assistere a un parto e un paio d’ore fa, inaspettatamente, sono stata chiamata di corsa. Il bambino era sul punto di nascere e ho corso quei pochi metri che mi separano dall’ospedale, ho tolto le scarpe e indossato il camice e sono stata a guardare. Ho assistito all’intero parto, al terrore della madre e alla sua calma. Appena la donna ha visto il suo bambino, è stato come se in un attimo avesse dimenticato l’immenso dolore e la paura che evidentemente provava qualche secondo prima; il volto le si è illuminato di immenso in una scena che qualunque artista avrebbe cercato di immortalare. La sutura me la sono risparmiata, l’emozione era già troppa, ho continuato a piangere fino al mio ufficio e mi sono resa conto della bellezza e della forza delle donne. Portarsi la vita dentro e poi darla alla luce. Siamo creature meravigliose. E mi sono anche resa conto della bellezza del mio lavoro, del nostro lavoro in MSF. Ricordi che ti dicevo che non vedevo l’utilità del mio ruolo? Be’, oggi l’ho vista, per la prima volta dal mio arrivo in Burundi. Sono l’amministratrice di questo ospedale, gestisco le risorse umane e contribuisco a far nascere una vita. Sì, le mie scartoffie aiutano lo staff medico, e quello non sanitario, a lavorare bene per aiutare queste donne a partorire i loro bambini, a far venire al mondo queste piccole creature che saranno il futuro di questo paese. E ne sono orgogliosa. Mamma, ora capisco come ti sei sentita a lasciarmi partire, capisco che non deve essere stato facile, ma spero tu sia fiera di me. Ti abbraccio forte e dai un bacio da parte mia ai maschi di casa»

Alberto Picci
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