Tre milioni di madri rischiano la vita

Ogni giorno, in tutto il mondo, circa 800 donne muoiono a causa delle complicazioni collegate alla gravidanza o al parto: il 99% delle morti avviene nei Paesi in via di sviluppo

La testimonianza di Cacilda

17/04/2013

«Ho 36 anni e sono mozambicana. Nel 1996 con la morte di mio padre sono stata costretta a abbandonare gli studi, frequentavo il liceo e desideravo andare all’Università. Nel 2002 nasce mia figlia e subito dopo comincio a stare male, febbre altissima e perdita di peso, poi scopro di essere sieropositiva. Sembrava impossibile una cura, una terapia che ti poteva far continuare a vivere. L’unico rimedio sembrava essere il medico tradizionale. In Ospedale un infermiere, parlando con una paziente, mi disse della possibilità di cura per l’AIDS presso il Centro DREAM della Comunità di Sant’Egidio a Machava un po’ fuori Maputo, dove le cure erano gratuite. Mi sembrava impossibile! Anche la mia piccola bambina era malata: andare al Centro DREAM fu il primo passo di un cammino lungo di speranza che mi ha portato fino a qui. La cura antiretrovirale mi ha salvato, oggi sono mamma di una bambina di 11 anni, anche lei in cura, stiamo bene, lei è anche molto brava a scuola».


«In questi anni ho maturato una coscienza di donna e madre, che può aiutare e appoggiare gli altri. Ho così iniziato a lavorare come attivista nei Centri DREAM, sostenendo e incoraggiando tanti malati, la mia vita e la mia testimonianza dà speranza, fa uscire dalla rassegnazione e dalla condanna che tutto è impossibile. Ho avviato insieme alla Comunità di Sant’Egidio un programma di Adozioni a Distanza per sostenere le mamme e i bambini, questo mi ha condotto in tante case, a conoscere famiglie e a sostenerle concretamente, anche nell’educazione sanitaria e nutrizionale. Oggi sono una donna che ha un futuro e come madre mi sento responsabile di costruirlo non solo per la mia bambina ma per un’intera generazione, per un’Africa migliore».

«Io credo che DREAM abbia dato senso a una vita ritrovata, migliore di prima (intendo dire quando stavo molto male) e la forza di alzarmi in piedi, di testimoniare ad alta voce quel che abbiamo dentro, quel che abbiamo ricevuto, quel che abbiamo capito. Dobbiamo fare chiaramente il primo passo, per primi, davanti a tutti. In maniera che anche gli altri possano compiere un passo verso di noi, come madri possiamo fare tanto».


«Ho ripreso a studiare, tanti sogni si sono realizzati, lo scorso anno mi sono laureata in Filosofia e Etica con una tesi sulla “Dignità Umana secondo Kant”, oggi sono Responsabile Sociale del programma DREAM in Mozambico, coordino le attività e la gestione del lavoro comunitario e nell’appoggio psico-sociale delle attiviste e sono la referente delle Adozioni a Distanza nel Paese. Mi occupo della formazione nell’Area HIV/AIDS in corsi nelle aziende e nelle imprese. Ho partecipato come relatrice a numerose conferenze internazionali in Africa e in Europa».

Alberto Picci
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