Riforma Difesa: il no dei militari

«Il Parlamento fermi l’approvazione di quel disegno di legge», si legge in una nota congiunta firmata dagli organi di rappresentanza (i Cocer) di Esercito, Marina e Aeronautica.

11/12/2012
Paracadudisti sfilano durante una parata militare ai Fori imperiali. Foto Eidon. In copertina: foto Ansa.
Paracadudisti sfilano durante una parata militare ai Fori imperiali. Foto Eidon. In copertina: foto Ansa.

«Chiediamo all'unisono e a gran voce che il Parlamento fermi l'approvazione del disegno di legge relativo alla riforma dello strumento militare». Questo appello non arriva da associazioni pacifiste ma dal cuore delle Forze armate. I  Cocer (Consigli centrali di rappresentanza) dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare fanno sapere di essere contrari al provvedimento. La prima perplessità riguarda la sostanziosa riduzione di personale che il Ddl del ministro Di Paola presuppone: «L'atto – si legge in un comunicato diffuso dal Co.ce.r dell'Aeronautica – determinerebbe uno spostamento di ingenti risorse (a regime 3 miliardi di euro) dalle spese per il personale all'investimento, causerebbe esodi forzosi per il personale in servizio, penalizzerebbe le carriere dei vari ruoli e amplificherebbe il precariato tra i volontari alle armi, nonostante il loro lodevole impegno nei vari teatri operativi».

Ma c'è un altro aspetto che preoccupa i rappresentanti delle Forze armate al punto da definirlo «incredibile anomalia»: è la fretta. Su questo punto militari e pacifisti sembrano essere d'accordo. L'attuale Governo è dimissionario, la situazione politica instabile, i parlamentari stanno per impegnarsi in un'intensa (e a quanto pare piuttosto tumultuosa) campagna elettorale. Secondo i Cocer non ci sono le condizioni per una riflessione serena e approfondita su una «materia di rilevante importanza e delicatezza». Piuttosto che chiudere in quattro e quattr'otto una partita dalle conseguenze pesanti, auspicano «un rinvio del processo alla nuova legislatura, ove attraverso un esame plurale, articolato e soprattutto rispettoso del parere delle donne e degli uomini alle armi, si giungerà sicuramente a determinare un nuovo modello di difesa nazionale, equilibrato, sostenibile, integrato».

Dunque, dalle stesse Forze armate emerge la richiesta  di un rinnovamento radicale e non di una riedizione (con correzioni più o meno vistose) del modello attuale. Ma i tempi sono necessariamente lunghi, come dimostrano le esperienze di altri Paesi, europei e non. Un'approvazione a tappe forzate del Ddl Di Paola – concludono i Cocer – vorrebbe dire «considerare tale materia di importanza marginale, mentre crediamo che a essa debba essere riservata una particolarissima attenzione, proprio in virtù dei compiti assegnati alle Forze armate».

Lorenzo Montanaro
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