28/01/2014
Un interessante articolo di F. Fubini su Repubblica del 13 gennaio u.s. (“Se la crisi svuota le culle”), mette in relazione gli ultimi dati sulla fecondità in Italia (tornata a scendere – complice certamente anche la crisi economica – negli ultimi 5 anni, dopo oltre un decennio di lenta ma costante crescita) con il fenomeno – la necessità, potremmo dire – dell’immigrazione dai Paesi cosiddetti emergenti.
Qualche dato: mentre i nuovi nati in Italia erano 576 mila nel 2008 ma sono scesi di 42 mila unità nel 2012, fra il 2010 e il 2025 l' Asia aumenta fino a 4,3 miliardi di persone, crescendo di mezzo miliardo: in soli 15 anni, è un balzo pari circa all' intera popolazione dell' Unione europea. La Nigeria, dove quasi metà degli abitanti oggi sono bambini, tra poco più di trent' anni raggiungerà gli Stati Uniti e diventerà il terzo Paese più popoloso al mondo dopo India e Cina, con quasi 400 milioni di abitanti.
«I cicli delle nascite e dell'invecchiamento – sostiene l’autore - da oggi al 2045 daranno forma a un mondo nel quale alcune delle potenze economiche di questo inizio secolo riveleranno piedi d' argilla e fra i Paesi avanzati si scatenerà una fortissima competizione per attrarre i migranti migliori: quelli istruiti, capaci di produrre le tecnologie necessarie a una popolazione occidentale sempre più anziana».
Secondo il Vienna Institute of Demography, senza l' apporto degli stranieri la popolazione nel nostro Paese scenderebbe infatti da 60,5 a 53 milioni entro metà secolo. La Fondazione Leone Moressa di Mestre, che pubblica annualmente un Rapporto sull’economia dell’immigrazione giunto alla terza edizione, calcola che l'apporto dei migranti in Italia è sempre più essenziale: le nascite di figli di stranieri sono salite di un quarto negli ultimi sei anni (mentre gli italiani calavano), oggi rappresentano più del 15% del totale, mentre con le nascite da almeno un genitore straniero, si arriva al 20%.
Queste nascite, quindi, sono già e diventeranno sempre più indispensabili per la tenuta del debito e del sistema previdenziale italiano, oltre che per garantire energie giovani in un mondo del lavoro che invecchia, ed è proprio in questa “semiparalisi demografica”, che sviluppi di questo tipo sono destinati a porre ben presto nuove domande su chi avrà diritto al voto e allo status di cittadino italiano.
Tutte questioni su cui il Rapporto famiglia CISF 2014, con i suoi dati originali, fornisce preziose indicazioni ed elementi di valutazione.
Pietro Boffi