Cittadini stranieri e salute

25/03/2014

L’87,5% dei cittadini stranieri esprime una valutazione positiva del proprio stato di salute, contro l’83,5% degli italiani.
Per tutte le classi di età si riscontrano percentuali di “buona salute” più elevate fra gli stranieri rispetto agli italiani e il divario aumenta passando dalle età più giovani a quelle più anziane.
Nella classe degli over 54enni, il 59,9% degli stranieri ha dichiarato di stare bene o molto bene, contro il 42,4% degli italiani.
Tale andamento, tuttavia, non deve indurre a ritenere che al crescere dell’età le condizioni di salute degli italiani peggiorino più di quanto avvenga per gli stranieri.
Si tratta invece presumibilmente del risultato di un comportamento, noto in letteratura, secondo il quale gli immigrati malati o anziani tendono a tornare nel loro paese di origine per farsi curare (“effetto salmone”).

..Dal confronto di genere, a parità di età, tra i cittadini stranieri si evidenziano valori di salute percepita più elevati tra gli uomini rispetto alle donne. Nel complesso, considerando i tassi standardizzati per età, gli uomini stranieri che si percepiscono in buona salute sono l’88,8% contro l’86,4% delle donne straniere (nella popolazione italiana i valori sono rispettivamente pari a 85,3% e 81,8%)

Per gli europei comunitari la percezione dello stato di salute è migliore tra i
polacchi (88,4%), mentre per i cittadini non comunitari ciò si verifica per cinesi (90,2%), filippini (90,2%) e  indiani (88,8%). Valori inferiori alla media interessano gli ucraini (85,8%) e i marocchini (85,2%).



....Se si considera la popolazione di stranieri di 25 anni e più, che si presume in massima parte fuori dai percorsi scolastici, si rileva che a parità di classe di età la quota di chi afferma di sentirsi “molto bene” o “bene” cresce all’aumentare del titolo di studio, con valori superiori alla media per chi ha almeno il diploma.

Differenze più marcate tra classi con differente titolo di studio si riscontrano nel gruppo della popolazione straniera di almeno 45 anni, nel quale la percezione di un miglior stato di salute passa dal 76,9% di chi ha almeno il diploma al 60,3% di chi ha conseguito al massimo la licenza elementare contro una media del 72,4% dell’intero gruppo.



Anche dalla distribuzione per area di residenza si evidenziano differenze nello stato di salute percepito, con un relativo svantaggio per i cittadini stranieri che risiedono nel Mezzogiorno (85%), soprattutto tra le donne (83,7% contro l’86,7% degli uomini), rispetto a quanti risiedono al Nord (88%) o al Centro (88,2%)


Considerando le principali collettività di stranieri presenti in Italia, sia l’indice di stato fisico sia quello di benessere psicologico presentano valori piuttosto allineati alle rispettive medie, seppure con qualche eccezione che vede, sul piano psicologico, un maggiore benessere tra gli indiani (55,4) ed una vulnerabilità più accentuata tra i tunisini (52,5).
L’analisi per cittadinanza appare più discriminante se si considera, invece, l’indice di stato mentale, per il quale si evidenzia una situazione di maggior svantaggio per i cittadini
provenienti da Tunisia (75,3) e Marocco (76)
, che presentano valori medi inferiori rispetto a quello totale della popolazione straniera.
Viceversa, le collettività per le quali l’indice di salute mentale assume valori più alti della media della popolazione straniera sono quelle indiana (82,4, più elevato tra le donne: 84,4), filippina (80,4, più elevato tra gli uomini: 82) e cinese (78,9)


Nelle quattro settimane precedenti l’intervista, il 20,2% degli stranieri ha fatto almeno una visita medica (sia generica sia specialistica), prevalentemente le donne (24,1% contro il 15,8% degli uomini).
A questo tipo di prestazioni sanitarie ricorrono soprattutto bambini e ragazzi in età pediatrica (25,9% degli stranieri tra 0 e 13 anni) e la componente più adulta di 55 anni e più (22,8%).  All’interno delle diverse comunità straniere il comportamento appare uniforme, ad eccezione dei cittadini di origine cinese e indiana che meno di altri hanno fatto visite mediche nel periodo considerato (rispettivamente l’8,8% e il 13,7%).

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