Famiglia e capitale sociale nella società italiana

Ottavo Rapporto Cisf sulla famiglia in Italia: sintesi capitoli, punti emergenti, 2003

Sintesi capitoli

05/04/2010

1) La famiglia come capitale sociale primario
di Pierpaolo Donati

Nel primo capitolo, Pierpaolo Donati presenta e discute il tema generale del Rapporto chiarendo i termini del discorso. Vengono presentate le varie concezioni del capitale sociale e i risultati delle ricerche empiriche. L’autore introduce qui una nuova distinzione, ancora assente nella letteratura in merito, e cioè la distinzione fra capitale sociale primario e secondario. Tale distinzione permette di osservare meglio la specificità del contributo che la famiglia dà alla creazione del capitale sociale complessivo di una società. In particolare si chiarisce meglio il ruolo che le associazioni civili hanno nel produrre capitale sociale rispetto alla famiglia. L’analisi delle dinamiche che connettono il capitale sociale della società ai cambiamenti familiari (nelle strutture e comportamenti) dimostra che la famiglia aumenta – e non già diminuisce – la sua importanza come produttrice di ciò in cui consiste il capitale sociale più raro, cioè quelli che l’autore chiama "beni relazionali".
Vengono infine suggerite linee di azione per valorizzare, anziché far deperire, il capitale sociale della famiglia.
(Note biografiche:    Pierpaolo Donati, Professore ordinario di sociologia, Direttore del Ceposs e Coordinatore del Dottorato di ricerca in sociologia presso il dipartimento di sociologia dell’università di Bologna. Già presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia, è membro della Pontificia Accademia di Scienze Sociali e Consigliere nel Board dell’International Institute of Sociology. Ha fatto parte di varie Commissioni nazionali ed internazionali, sui temi della politica sociale, della popolazione della famiglia, del volontariato, delle tossicodipendenze, dell’infanzia, della bioetica. Ha ricevuto il riconoscimento dell’ONU come membro esperto. Fa parte di Comitati scientifici di varie istituzioni accademiche di ricerca, nazionali ed internazionali. E’ inoltre direttore della Rivista Sociologia e Politiche Sociali. Al suo attivo ha circa 500 pubblicazioni).

2) Capitale sociale familiare e socialità: una indagine sulla popolazione italiana
di Riccardo Prandini

Nel secondo capitolo, Riccardo Prandini presenta i risultati di una indagine originale condotta su un campione di 1.000 cittadini italiani, realizzata in collaborazione con Luigi Tronca. Il saggio è diviso in due parti. Nella prima si mostra come la teoria del capitale sociale sia fortemente pregiudicata da un quadro di riferimento teorico che non lascia spazio all’originalità della relazione familiare schiacciata sia dalla preoccupazione per il funzionamento del mercato sia dalla preoccupazione per la produzione di virtù civiche funzionali alla coesione sociale. Nella seconda parte, l’Autore propone una specifica definizione di capitale sociale familiare inteso come quella proprietà emergente e sui generis della relazione familiare, capace di generare legami sociali affidabili, continui e basati sui mezzi di scambio simbolicamente generalizzati del dono e della reciprocità. Questa definizione viene operazionalizzata in maniera innovativa e diventa la variabile indipendente rispetto alla quale vengono correlati quattro indicatori di produzione di socialità.
Dalle analisi emerge che quanto maggiore è il capitale sociale familiare tanto maggiore è la capacità di generare: 1) atteggiamenti fiduciari positivi sia nei confronti del mondo familiare e vicino (fiducia locale) sia nei confronti di figure sociali extra-familiari (fiducia generalizzata); 2) certi tipi di azioni civiche rivolte alla comunità di appartenenza; 3) beni e servizi relazionali destinati sia a conoscenti non parenti sia a familiari coabitanti e non coabitanti; 4) partecipazione alla vita associativa anche nella modalità della pluri-appartenenza a differenti organizzazioni.
Il contributo mostra in conclusione come capitale sociale familiare sia - con le sue qualità specifiche di "familiarità" - una risorsa molto positiva per la generazione di società: le correnti ipotesi sul carattere negativo di un presunto "particolarismo familista", estraneo alla generazione di "socialità", vengono pertanto falsificate.  
 (Note biografiche: Riccardo Prandini, Ricercatore in Sociologia dei processi culturali presso il Dipartimento di Sociologia della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bologna. E’ segretario di redazione della rivista Sociologia e politiche sociali e collaboratore del Centro Studi di politica sociale e sanitaria di Bologna (Ceposs).

3) Quando e come le famiglie generano comportamentiprosociali nei figli
di Eugenia Scabini e Elena Marta

Nel terzo capitolo, Eugenia Scabini ed Elena Marta affrontano il tema relativo al come le famiglie possono promuovere, generare, sostenere, comportamenti prosociali nei figli. Viene analizzata la letteratura in merito e vengono presentati i risultati di una ricerca quali-quantitativa focalizzata sullo studio di uno specifico ed emblematico tipo di comportamento prosociale programmato: il volontariato organizzato.
La messa a confronto di famiglie con un figlio giovane-adulto impegnato nel volontariato con famiglie con un figlio giovane-adulto non impegnato nel volontariato ha consentito di rilevare la configurazione della famiglia prosociale e la sua capacità di essere e creare capitale sociale. In estrema sintesi, i dati ci restituiscono l’immagine della famiglia dei volontari come di una "famiglia prosociale", in cui sia il padre sia la madre creano un clima familiare che favorisce e sostiene l’impegno dei figli nell’ambito del volontariato.
Nello specifico, è possibile avanzare l’ipotesi che la madre abbia un ruolo importante nel determinare l’impegno concreto dei figli nell’ambito del volontariato, ma che tale influenza affondi le radici nello sviluppo di atteggiamenti e comportamenti prosociali che vedono il padre quale agente determinante.
In altri termini, possiamo ipotizzare che i padri, attraverso il "lavoro generativo paterno" offrano il substrato in termini di prosocialità e di impegno personale e la madre agisca poi sulla scelta concreta dell’impegno nell’ambito del volontariato.
(Note biografiche    Eugenia Scabini    Ordinario di Psicologia Sociale della Famiglia presso la Facoltà dei Psicologia dell’Università Cattolica derl Sacro Cuore di Milano e Direttore del Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia della stessa Università. Da anni si occupa di tematiche relative alle relazioni familiari e ha dedicato particolare attenzione allo studio della famiglia che affronta la transizione all’età adulta dei figli. Più recentemente si è occupata delle diverse manifestazioni di prosocialità e solidarietà da parte delle famiglie. Ha pubblicato numerosi lavori teorici e di ricerca su riviste nazionali ed internazionali. E’ direttore, con Giovanna Rossi, della collana Studi Interdisciplinari sulla Famiglia.    Elena Marta    Associato di Psicologia Sociale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Membro del Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica, le sue ricerche hanno avuto quale oggetto le relazioni all’interno delle famiglie con adolescenti e giovani adulti. I suoi studi più recenti hanno preso in esame vari ambiti del volontariato, soprattutto quello giovanile, e dell'impegno sociale. Ha pubblicato lavori di ricerca su riviste nazionali ed internazionali).

4) Famiglia, scuola e capitale sociale
di Luisa Ribolzi

Nel quarto capitolo, Luisa Ribolzi parte dalla constatazione che il rapporto fra scuola e famiglia nella letteratura sociologica viene vissuto, per lo più, in termini di lettura dei condizionamenti che la famiglia stessa precostituisce rispetto alle possibilità di successo scolastico e, più in generale, alle prospettive di marginalità sociale, oppure come investimento per la costruzione di un capitale umano da utilizzare sul mercato del lavoro. Entrambi questi approcci presuppongono una posizione passiva della famiglia, che riceve e trasmette - senza elaborarlo ulteriormente - il capitale culturale, vissuto come esterno all'esperienza familiare.
L’autrice propone di rileggere il ruolo della famiglia utilizzando sia la prospettiva di Coleman (i cui studi hanno teso a cogliere il ruolo della famiglia nella costruzione di una comunità di apprendimento che vede l'apporto dei docenti e dei ragazzi all'interno di un comune progetto educativo nelle scuole confessionali), sia la prospettiva di Bernstein (che consente di interpretare la famiglia come frame per la costruzione di un discorso di significato).
La prospettiva della "redditività" del capitale familiare si esprime sostanzialmente nell'affermazione che nelle scuole che hanno un progetto educativo comune fra famiglie e docenti (quali le scuole confessionali) l'esistenza di una cultura condivisa porta sistematicamente ad un sia pur lieve miglior rendimento anche di quei ragazzi che non partecipano della medesima cultura.
L'analisi viene costruita su dati originali di ricerca riguardanti le reti di scuole paritarie in Italia, e su dati di secondo livello riguardanti il fenomeno delle scuole charter negli Stati Uniti.
(Note biografiche:    Luisa Ribolzi, Professore Straordinario di Sociologia dell’Educazione presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Genova. Si è occupata degli aspetti istituzionali della formazione, con particolare riguardo ai modelli organizzativi e al rapporto pubblico/privato, alla valutazione dei sistemi, e alla professionalità degli insegnanti, oltre che di temi relativi al rapporto fra scuola e mercato del lavoro, anche in ambito internazionale. Fa parte del comitato scientifico del Cisf e del Forum delle Associazioni familiari.

5) Quando e come l’associazionismo familiare genera capitale sociale? Esperienze di sussidiarietà delle politiche sociali in Lombardia
di Giovanna Rossi

Nel quinto capitolo, Giovanna Rossi affronta il tema delle funzioni comunitarie delle reti familiari, promosse da una legislazione che si muove nell’ottica del principio di sussidiarietà.
Nella prima parte del capitolo, illustra – dal punto di vista sociologico - il percorso che porta le famiglie a legarsi ad altre famiglie attraverso un patto associativo specificamente familiare: l’eccedenza di risorse che si crea nella relazione tra famiglie costituisce capitale sociale sia per le famiglie stesse che per la società nel suo complesso. Le associazioni, oltre ad offrire risorse strumentali e relazionali, valorizzano la capacità delle famiglie di promuovere il benessere della società attraverso una modalità di intervento sui bisogni che fa perno sulle potenzialità delle reti sociali.
In seguito, l’Autrice documenta attraverso dati empirici originali e recenti, come un’efficace politica sociale, orientata alle famiglie, possa stimolare la produzione di capitale sociale da parte dell’associazionismo familiare, con riferimento al caso della Regione Lombardia. A due anni dall’istituzione del Registro lombardo delle associazioni di solidarietà familiare, sono state interpellate le oltre 400 organizzazioni iscritte, attraverso un’indagine online che documenta l’apporto che tali soggetti offrono all’incremento del capitale sociale sia delle famiglie sia del contesto territoriale in cui operano. 
(Note biografiche    Giovanna Rossi    Professore Straordinario di Sociologia della Famiglia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

6) Famiglia e capitale sociale in sanità
di Carla Collicelli

Nel sesto capitolo, Carla Collicelli analizza il rapporto tra famiglie e capitale sociale con riferimento all’area dei servizi per la salute.
Ella parte dall’osservazione che le nuove malattie del benessere, dalla depressione alla anoressia, riguardano milioni di famiglie italiane. Le cronicità, dall’Alzheimer alle disabilita di handicappati ed anziani, ne colpiscono un numero ancor più elevato. I costi sociali che ne derivano per la società e per gli individui sono assai ingenti, sia in termini di peso psicologico, che di carico assistenziale, che di cure e servizi retribuiti.
L’autrice mette in evidenza come la famiglia sia il principale soggetto in grado di sviluppare un potenziale di solidarietà e di impegno civico, che contribuisce sostanziosamente al capitale sociale collettivo che fa fronte ai problemi di salute. In questo campo, la collaborazione tra reti di sostegno e solidarietà familiare risulta intensa, anche se non mancano casi documentati di sovraccarico familiare, in particolare dal punto di vista di come vengono alimentate e gestite le reti stesse.  
(Note biografiche: Carla Collicelli, Vice-direttore Generale del Censis. Dopo la laurea in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, si è specializzata a Francoforte sul meno presso il DIIPF (Deutsches Institut fur Internationale Pädagogische Forschung). Dal 1980 lavora al Censis, dapprima come ricercatrice, poi come responsabile del settore delle politiche sociali e dal 1993 come vice-direttore. Si occupa in modo particolare di stato sociale, sanità, modelli di sviluppo sociale ed economico, emigrazione, giovani).

7) Il ruolo della famiglia nel generare capitale sociale:un approccio di economia politica
di Simona Beretta e Luigi Curini

Nel settimo capitolo, Simona Beretta e Luigi Curini, collocandosi in un’ottica di economia politica, analizzano il ruolo della famiglia nel generare capitale sociale, inteso come aspettativa istituzionalizzata di cooperazione.
Il contributo cerca di mettere in luce se e quando la famiglia costituisca un luogo di relazioni personalizzate che rafforza l’incentivo a generare aspettative di cooperazione "generalizzate", cioè aperte ai non membri, e non "localizzate". Gli autori utilizzano un semplice gioco di interazione per rispondere a tre domande: come si apprende a cooperare in una rete relazionale?
A quali condizioni un attore proietta all’esterno della rete le aspettative di cooperazione apprese? Esistono effetti di "contagio" sugli attori terzi della propensione alla cooperazione? Se si prende come riferimento una famiglia "intergenerazionale" e "aperta", l’analisi porta a ritenere che tale forma famigliare possa essere una significativa determinante del capitale sociale di una data collettività.
Il contributo si conclude con un tentativo originale di verifica empirica del ruolo della famiglia come explanans del capitale sociale, attraverso un raffronto tra l’Italia e gli altri contesti europei.
I risultati suggeriscono la rilevanza delle relazioni familiari nel generare capitale sociale; inoltre, indicano indirettamente che la struttura o forma interna del nucleo famigliare "conta" nel processo di generazione di capitale sociale.
(Note biografiche    Simona Beretta    Professore Straordinario di Politiche economiche internazionali presso la Faocltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Coordinatrice del Master in European Studies and Global Affairs presso l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. I suoi interessi scientifici riguardano i processi di integrazione dei mercati reali e finanziari e i problemi di governance regionale e globale.    Luigi Curini    Assegnista presso il Dipartimento di Studi Sociali e Politici dell’Università di Milano, Facoltà di Scienze Politiche. I suoi interessi riguardano la teoria della scelta razionale, gli studi sull’azione collettiva e lo sviluppo, e la teoria normativa della democrazia).

8) Religione famiglia e capitale sociale
di Pierangelo Sequeri

Nell'ottavo capitolo, Pierangelo Sequeri indaga il rapporto fra religione e capitale sociale familiare.
Egli parte dalla constatazione che, uno dei problemi cruciali dell'odierna cultura civile, imperniata sul modello ideale di un individuo perfettamente autoreferenziale, risiede nel fatto che viene largamente eluso l'apporto che l'iniziazione familiare fornisce alla costituzione dell'ethos sociale. Il codice familiare dell'iniziazione all'umano, infatti, pone il referente primario dell’esperienza etica nella società, cioè del suo capitale sociale, e ne assicura la riproduzione e la continuità nel tempo.
Sulla base della illustrazione di queste premesse, il capitolo prospetta il particolare interesse dello sviluppo della competenza familiare a riguardo della regolazione sociale del sacro: che inevitabilmente viene in causa nei punti di connessione dell'ethos con l'origine e la destinazione del senso dell'umano che è rigorosamente comune.
Secondo Sequeri, il sistema dell'iniziazione familiare, qualora riceva adeguato riconoscimento, laico ed ecclesiastico, del suo nuovo ruolo di istituzione politica primaria di un umanesimo fiduciale e cooperativo, si candida obiettivamente a diventare una risorsa strategica anche per il capitale sociale, e in particolare per la migliore formulazione di un assetto condiviso del rapporto fra religione/religioni e società democratiche. 
(Note biografiche: Ordinario di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano e incaricato di Estetica teologica presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano. Redattore di Teologia e della Rivista del Clero Italiano. Membro del Comitato di Bioetica della Fondazione Don Gnocchi, dei Consigli Scientifici dell’Istituto Trentino di Cultura, della Fondazione Cecchini Pace di Milano, e della rivista Chiesa Oggi. Architettura e Comunicazione. Oltre agli argomenti teologici e filosofici legati alla didattica istituzionale, i temi di maggior impegno specialistico sono quelli al confine delle scienze religiose con la psicologia e l’estetica (psicanalisi e religione, educazione e società, percezione estetica e conoscenza simbolica).

CONCLUSIONI. Per una lettura non capitalistica della famiglia come capitale sociale
di Pierpaolo Donati

Nelle conclusioni, Pierpaolo Donati sintetizza le indicazioni operative del rapporto. In primo luogo, egli sostiene che è possibile e necessario qualificare positivamente il capitale sociale familiare. In secondo luogo che è necessario elaborare un punto di vista culturale, e nuove analisi ad hoc, per riconoscere le dinamiche di valorizzazione e svalorizzazione della famiglia come capitale sociale in sé e per la società. Infine, vengono presentate alcune linee orientative che dovrebbero essere seguite da un’azione legislativa e da riforme sociali che intendano promuovere la famiglia come capitale sociale primario.

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