24/02/2013
Il Papa in Germania. Foto Ansa.
«SIGNORE, NON FARMI QUESTO!
«Quando, lentamente, l’andamento delle votazioni mi ha fatto capire che, per così dire, la scure sarebbe caduta su di me, la mia testa ha incominciato a girare. Ero convinto di aver svolto l’opera di tutta una vita e di poter sperare di finire i miei giorni in tranquillità. Con profonda convinzione ho detto al Signore: non farmi questo! Disponi di persone più giovani e migliori, che possono affrontare questo grande compito con tutt’altro slancio e tutt'altra forza».
(Lunedì 25 aprile 2005, Discorso
alle delegazioni e ai pellegrini giunti
dalla Germania per l’elezione)
LA FAMIGLIA
«Una questione nevralgica, che richiede la nostra più grande attenzione pastorale, è quella della famiglia. In Italia, ancor più che in altri Paesi, la famiglia rappresenta davvero la cellula fondamentale della società, è profondamente radicata nel cuore delle giovani generazioni e si fa carico di molteplici problemi, offrendo sostegno e rimedio a situazioni altrimenti disperate. E tuttavia anche in Italia la famiglia è esposta, nell'attuale clima culturale, a molti rischi e minacce che tutti conosciamo. Alla fragilità e instabilità interna di molte unioni coniugali si assomma infatti la tendenza, diffusa nella società e nella cultura, a contestare il carattere unico e la missione propria della famiglia fondata sul matrimonio».
(30 maggio 2005 - Discorso
tenuto ai partecipanti
all’Assemblea generale della Cei)
Benedetto XVI con i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Foto Ansa.
NELL'INFERNO IN TERRA, AUSCHWITZ
«Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini
contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia, è quasi
impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un
cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come
questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno
sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio:
Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? È
in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel
nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno
sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa
poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al
Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa».
(28 maggio 2006 - Visita al Campo
di sterminio di Auschwitz)
DIRE DIO AL MONDO, COSI' ALLE NAZIONI UNITE
«Le Nazioni Unite rimangono un luogo privilegiato nel quale la Chiesa è
impegnata a portare la propria esperienza “in umanità”, sviluppata lungo
i secoli fra popoli di ogni razza e cultura, e a metterla a
disposizione di tutti i membri della comunità internazionale. Questa
esperienza ed attività, dirette a ottenere la libertà per ogni credente,
cercano inoltre di aumentare la protezione offerta ai diritti della
persona. Tali diritti sono basati e modellati sulla natura trascendente
della persona, che permette a uomini e donne di percorrere il loro
cammino di fede e la loro ricerca di Dio in questo mondo. Il
riconoscimento di questa dimensione va rafforzato se vogliamo sostenere
la speranza dell’umanità in un mondo migliore, e se vogliamo creare le
condizioni per la pace, lo sviluppo, la cooperazione e la garanzia dei
diritti delle generazioni future».
(18 aprile 2008 - Discorso all’Assemblea generale
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite)
A LOURDES: MARIA, STELLA DELLA SPERANZA
«Il messaggio di Maria è un messaggio di speranza per tutti gli uomini e
per tutte le donne del nostro tempo, di qualunque Paese siano. Amo
invocare Maria come Stella della speranza (Enc. Spe salvi, n.50). Sulle
strade delle nostre vite, così spesso buie, lei è una luce di speranza
che ci rischiara e ci orienta nel nostro cammino. Mediante il suo “sì”,
mediante il dono generoso di se stessa, ha aperto a Dio le porte del
nostro mondo e della nostra storia. E ci invita a vivere come lei in una
speranza invincibile, rifiutando di ascoltare coloro che pretendono che
noi siamo prigionieri del fato. Essa ci accompagna con la sua presenza
materna in mezzo agli avvenimenti della vita delle persone, delle
famiglie e delle nazioni. Felici gli uomini e le donne che ripongono la
loro fiducia in Colui che, nel momento di offrire la sua vita per la
nostra salvezza, ci ha donato sua Madre perché fosse nostra Madre!».
(Lourdes, 14 settembre 2008
Omelia per il 150° anniversario
delle apparizioni mariane)
Papa Benedetto XVI in Africa. Foto Reuters.
FRATELLI E SORELLE DELL'AFRICA
«All’alba della sua vita terrena, alcune tristi circostanze gli hanno
fatto calcare il suolo africano. Dio ha scelto il vostro continente
perché diventasse dimora del suo Figlio. Mediante Gesù, Dio è venuto
incontro ad ogni uomo, certamente, ma in modo particolare, incontro
all’uomo africano. L’Africa ha offerto al Figlio di Dio una terra che lo
ha nutrito e una protezione efficace. Mediante Gesù, duemila anni fa,
Dio stesso ha portato il sale e la luce all’Africa. Da allora, il seme
della sua presenza è sepolto nelle profondità del cuore di questo amato
continente ed esso germoglia a poco a poco al di là e attraverso le
vicissitudini della sua storia umana. In conseguenza della venuta di
Cristo che l’ha santificata con la sua presenza fisica, l’Africa ha
ricevuto una chiamata particolare a conoscere Cristo. Che gli Africani
ne siano fieri! Meditando e approfondendo spiritualmente e
teologicamente questa prima tappa della kénosi, l’Africano potrà trovare
le forze sufficienti per affrontare il suo quotidiano talvolta molto
duro, e potrà allora scoprire immensi spazi di fede e di speranza che
l’aiuteranno a crescere in Dio.
(19 marzo 2009 - Yaoundè,
incontro con il Consiglio
A GERUSALEMME, PREGHIERA PER LA PACE
«Dio di tutti i tempi,in occasione della mia visita a Gerusalemme, la
“Città della Pace”, patria spirituale di Ebrei, Cristiani e Musulmani,
porto al tuo cospetto le gioie, le speranze e le aspirazioni, le prove,
la sofferenza e il dolore di tutto il tuo popolo in ogni parte del
mondo. Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ascolta il grido degli
afflitti, di chi ha paura, di chi è privo di speranza; manda la tua pace
in questa Terra Santa,nel Medio Oriente, in tutta la famiglia umana;
muovi i cuori di quanti invocano il tuo nome,perché percorrano umilmente
il cammino della giustizia e della compassione»
(12 maggio 2009 - Preghiera
al Muro occidentale di Gerusalemme)
Il Papa alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid, nelll'agosto 2011. Foto Ansa.
MADRID, GMG, CORAGGIO CARI GIOVANI
«Sì, cari amici, Dio ci ama. Questa è la
grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto. Non
siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’origine della nostra
esistenza c’è un progetto d’amore di Dio. Rimanere nel suo amore
significa quindi vivere radicati nella fede, perché la fede non è la
semplice accettazione di alcune verità astratte, bensì una relazione
intima con Cristo che ci porta ad aprire il nostro cuore a questo
mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da
Dio. Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nella fede,
incontrerete, anche in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della
gioia e dell’allegria. La fede non si oppone ai vostri ideali più alti,
al contrario, li eleva e li perfeziona. Cari giovani, non conformatevi
con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi
con qualcuno che sia meno di Cristo».
(Madrid, 20 agosto 2011,
Giornata mondiale della gioventù,
Veglia di preghiera)
IN RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II
«Vorrei infine rendere grazie a Dio anche per la personale
esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa
Giovanni Paolo II. Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di
stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, per 23 anni ho potuto stargli
vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato
sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue
intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed
edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle
molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza
nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma
egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua
profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso
di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora
più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano
meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni
sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che
quotidianamente riceve e offre nella Chiesa».
(1° maggio 2011,
Omelia per la beatificazione
di Giovanni Paolo II)
Il Papa a Cuba. Foto Ansa.
IL CONCILIO VATICANO II
«Come io stesso ho allora avuto modo di sperimentare, durante il
Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito
di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’oggi del
nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla
legata al passato: nella fede risuona l’eterno presente di Dio, che
trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel
nostro irripetibile oggi. Perciò ritengo che la cosa più importante,
specialmente in una ricorrenza significativa come l’attuale, sia
ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a
riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta
interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale e non
pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi ad una base concreta e
precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II, nei
quali essa ha trovato espressione».(11 ottobre 2012 - Omelia per
l’inizio dell’Anno della fede)
FAMIGLIA,
LAVORO E FESTA
«Famiglia, lavoro, festa: tre doni
di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un
armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della
famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la
festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo
privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere:
la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre
educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico,
quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci
trasforma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare
una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor
15,28)" (Enc. Deus caritas est, 18). Amen».
(Milano, 3 gikugno
2012,
omelia per il VII Incontro
mondiale delle
famiglie)
Papa Benedetto XVI. Foto Ansa.
PREGHIERA PER LA
VITA
«Signore Gesù, ridesta in noi il
rispetto per ogni vita umana nascente, rendici capaci di scorgere nel
frutto del grembo materno la mirabile opera del Creatore, disponi i
nostri cuori alla generosa accoglienza di ogni bambino che si affaccia
alla vita. ......
Accompagna con la luce del tuo Spirito le
scelte delle assemblee legislative, perché i popoli e le nazioni
riconoscano e rispettino la sacralità della vita, di ogni vita umana....
Educa tutti a prendersi cura dei bambini orfani o
abbandonati, perché possano sperimentare il calore della tua Carità, la
consolazione del tuo Cuore divino».
(27 novembre 2010
Veglia di
preghiera
per la vita nascente)
ALLA CARA, DILETTA CINA
«Nostra Signora di Sheshan,
sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche,
continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di
parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù. Nella statua che sovrasta
il Santuario tu sorreggi in alto tuo Figlio, presentandolo al mondo con
le braccia spalancate in gesto d’amore. Aiuta i cattolici ad essere
sempre testimoni credibili di questo amore, mantenendosi uniti alla
roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa. Madre della Cina e
dell’Asia, prega per noi ora e sempre. Amen!».
(Preghiera
a Nostra
Signora
di Sheshan)
A cura di Maurizio De Paoli