L'Italia vuole cultura, lo Stato no

Nonostante la crisi, nel 2011 la spesa nel nostro Paese è cresciuta, mentre i fondi pubblici continuano a diminuire. La denuncia nel rapporto annuale di Federculture.

Un paese al bivio

12/06/2012
Turisti giapponesi davanti al Colosseo, uno dei siti culturali italiani più visitati in assoluto.
Turisti giapponesi davanti al Colosseo, uno dei siti culturali italiani più visitati in assoluto.

L'Italia è a un bivio: «Continuare a perseguire un modello di sviluppo non più sostenibile, del quale la crisi ha messo a nudo tutti i limiti, o attuare  cambiamenti radicali per affermare una nuova idea di progresso che ricongiunga il benessere economico all’interesse generale, alla qualità della vita, alla sostenibilità». Lo si legge nel Rapporto annuale Federculture 2012, edito da 24Ore cultura, presentato questa mattina al Maxxi di Roma. Una relazione ricca di dati, che ci mette di fronte a una doppia verità: nonostante la crisi, la spesa per la cultura nel 2011 è aumentata, mentre continua a menare fendenti la mannaia che, da tempo, decurta i fondi. Di qui la necessità di una scelta, ben riassunta nel titolo del rapporto: "Cultura e sviluppo. La scelta per salvare l'Italia".

Analizziamo i dati di Federculture (federazione che raggruppa enti e soggetti pubblici e privati che offrono servizi culturali).
Le famiglie italiane l'anno scorso, in un contesto di fatto già recessivo, hanno speso per ricreazione e cultura 70,9 miliardi di euro, impegnando il 7,4 per cento della loro spesa annua complessiva. Un valore da tempo in crescita, anche nella recente congiuntura negativa: tra il 2008 e il 2011 l'incremento è stato del 7,2 per cento, mentre nel solo anno appena concluso ha segnato un +2,6 per cento. Nell'arco dell'ultimo decennio, 2001-2011, la spesa per ricreazione e cultura è aumentata addirittura del 26,3 per cento. Quanto siginficativa sia questa cifra, risulta dal fatto che, nello stesso periodo, la spesa per vestiario e calzature è cresciuta dell'1,3 per cento e quella per gli alimentari dell'1,2 per cento.

Il fascino di Pompei, nonostante i crolli, resta fortissimo.
Il fascino di Pompei, nonostante i crolli, resta fortissimo.

Di pari passo, sempre considerato l'ultimo decennio, si è intensificata la fruizione di intrattenimenti culturali: +17,7 per cento per il teatro, +11 per cento per concerti di musica classica, +6 per cento per visite ai siti archeologici e monumenti. E sebbene nell'ultimo anno la tendenza alla crescita si sia invertita, segnando un piccolo regresso, non c'è dubbio che il comparto si mostri vivo e dinamico. Lo dimostrano altri indicatori relativi ai siti culturali statali. I visitatori nel 2011 sono stati oltre 40 milioni (+7,5 per cento), per un introito lordo di 110,4 milioni di euro (+5,7 per cento). Un trend positivo senza cedimenti negli ultimi 15 anni. In questo periodo gli ingressi nei musei e nelle aree archeologiche statali sono passati dai 25 milioni del 1996 ai 40 di oggi (+60,2 per cento).

La domanda è molto concentrata, e questo non è un dato positivo, perché significa che buona parte del nostro patrimonio, diffuso su tutto il territorio, è ancora sconosciuto o poco valorizzato. I 10 siti culturali più frequentati raccolgono da soli ben il 36 per cento dei visitatori e additrittura il 75 per cento degli introiti totali. Venendo agli eventi culturali, le dieci esposizioni di maggior successo del 2011 hanno registrato circa 2,5 milioni di visitatori, il 14 per cento in più del 2010. La crescita è diffusa: +8,5 per cento per la Settimana della cultura, +4,2 per il Festival internazionale dei cinema di Roma, +10 per cento per il Festivaletteratura di Mantova...

Paolo Perazzolo
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