Democrazia, bella e impossibile?

La crisi economica ha messo ancor più alle strette il sistema politico da tutti considerato il più avanzato, ma che mostra nuove pericolose crepe.

Senza partecipazione non c'è libertà

16/10/2011
Gherardo Colombo.
Gherardo Colombo.

«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro
in quanto i cittadini lavorano,
  cioè si impegnano,
perché sia una Repubblica e una democrazia.

È necessario che i cittadini agiscano per compiere la democrazia,
perché  questa possa attuarsi»
Gherardo Colombo, Democrazia (Bollati Boringhieri)


Gherardo Colombo, oggi presidente della Garzanti libri, non ha bisogno di molte presentazioni. Negli oltre trent'anni in cui ha fatto il magistrato presso il Tribunale, la Procura della Repubblica di Milano e la Corte di Cassazione, ha contribuito ad alcune inchiestte celebri, dalla Loggia P2 a Mani Pulite, dal delitto Ambrosoli al Processo Imi-Sir. Nel 2007 ha lasciato la magistratura, dedicandosi alla riflessione pubblica sulla giustizia, coinvolgendo i ragazzi delle scuole e tramite il suo sito www.sulleregole.it (da visitare). Da questo impegno sono nati diversi testi - Sei stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini, Le regole raccontate ai bambini, Educare alla legalità - fra cui il recente Democrazia (Bollati Boringhieri, pp. 94, euro 8,00), primo titolo di una collana significativamente chiamata "I sampietrini".

L'analisi di Colombo prende avvio dalla constatazione che alla democrazia, noi italiani e noi occidentali, ci siamo in qualche assuefatti. Fa parte del nostro paesaggio mentale e del nostro vocabolario, il che, da una parte, la connota come una conquista, dall'altra, invece, indica che la diamo per scontata e forse non la esercitiamo e coltiviamo come dovremmo. Per questo, dice l'ex magistrato, vale la pena cominciare a capire meglio di che cosa stiamo parlando. Il primo capitolo, "Forma", si sofferma sul significato della parola, sulle sue ambiguità, sugli scopi fondamentali che la definiscono. "Sostanza" è il titolo del secondo capitolo, perché centrale diventa il rapporto con le minoranze, la dialettica fra i diritti e i doveri e, infine la corrispondenza della forma rispetto alla sostanza, perché se un'idea resta un'astrazione formale e vuota, a nulla serve.

Se questi due capitoli iniziali rivelano una chiarezza esemplare e riescono a entrare nel merito della questione democrazia, è nel terzo, "Esercizio", che il saggio dà il suo contributo essenziale. A governare deve essere il popolo, in una democrazia, ma che cosa gli serve per rendere effettiva tale facoltà? La risposta di Colombo va presa seriamente in considerazione. In sintesi, è solo l'impegno, l'educazione e l'informazione, che ogni cittadino deve assumere come proprio fondamentale diritto e dovere, a fare di quella forma di governo o organizzazione sociale che chiamiamo democrazia qualcosa di più di una parola vuota. Ogni cittadino deve assumere un ruolo consapevole e attivo, in ogni forma possibile, dal voto all'acquisizione delle informazioni necessarie sui problemi oggetto di dibattito o di legiferazione, dal controllo degli eletti all'impegno diretto. Non basta delegare chi ci rappresenta, bisogna "accompagnarlo" in ogni suoa atto. Democrazia è partecipazione, cantava Giorgio Gaber

Paolo Perazzolo
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