L'Ambrogino e il cuore di Milano

Il premio ai Lions, per i sessant'anni dei club italiani, e a Terre des Hommes, che si occupa di adozioni a distanza. Ma anche allo chef Gualtiero Marchesi e allo stilista Lorenzo Riva.

Lorenzo Riva e gli abiti della "prima"

06/12/2010
Lo stilista Lorenzo Riva sulla passerella con una delle sue modelle.
Lo stilista Lorenzo Riva sulla passerella con una delle sue modelle.

Milano è capitale internazionale della moda. Così, quest’anno l’Ambrogino  d’Oro è stato assegnato anche a uno dei grandi stilisti che hanno diffuso il talento creativo lombardo nel mondo, facendo grande il Made in Italy: Lorenzo Riva.

     Creatore di abiti fin da ragazzino (ha iniziato disegnando un abito da sera per la sorella), Riva, classe 1938, ha aperto il primo atelier a soli vent’anni e ha iniziato presto a collaborare con le più note case di moda. Nel 1980 è stato direttore artistico della Maison Balenciaga. Nel 1991 ha creato la sua prima collezione di alta moda.

     La donna che veste Lorenzo Riva è quella che sceglie lo stile più classico, un guardaroba chic e femminile, fatto di abiti dal tagli sartoriali, quasi d’altri tempi. Una signora che non si lascia mai tentare dagli eccessi modaioli e preferisce farsi notare per la classe piuttosto che per l’esibizione. La creatività misurata e la sensibilità di Lorenzo Riva si esprimono al meglio nella realizzazione degli abiti da sposa. È lui lo stilista a cui si rivolgono le giovani donne della Milano che conta per vestire nel loro giorno più bello. Seguendo lo stile delle loro mamme, che dello stilista monzese scelgono da sempre gli vestiti da gran sera, per distinguersi nella serata a teatro, al cocktail o al vernissage.

     Doppio impegno, dunque, in questi giorni per Riva, che si appresta a ricevere il premio di benemerenza cittadina nello stesso giorno che lo trova da sempre impegnato a vestire le sue clienti più affezionate per prendere parte al più importante evento mondano cittadino, la prima della Scala. "Amo questa sera speciale dell’anno, in cui la nostra città si riempie di eleganza, di sfarzi dal sapore antico. Mi spiace che ci sia sempre più gente pronta a discutere e denigrare questo momento che, seppure esclusivo, fa parte della tradizione meneghina. Anche tante mie clienti fingono di snobbare l’evento, poi le incontro loro tutte in pompa nel foyer. Alcune corrono da me in atelier all’ultimo momento, per ordinare l’abito giusto per non sfigurare accanto al sindaco, all’attrice o alla moglie del tal ministro. In fondo, chi non vorrebbe essere presente alla prima del Teatro alla Scala?”

- Lei che dal suo primo atelier nel centro di Monza si è spostato a lavorare a Milano, come vive questa città?

     "Non si discute: Milano è la vera capitale della moda mondiale. Gli americani sanno fare solo il pret-à-porter. Parigi è soprattutto l’alta moda. Noi italiani, a Milano e a Roma, abbiamo stilisti che possono creare abiti per le regine, sfoggiare estro ed estrema libertà creativa nella haute couture e che nello stesso tempo sanno vestire  i momenti quotidiani di qualsiasi donna. Milano mi ha dato tanto, ma credo a mia volta di avere dato molto anch’io a questa città che amo. In fondo, se oggi mi viene riconosciuto questo premio, che sono davvero molto felice di ricevere, una ragione ci sarà".

- Milano è cambiata, in questi ultimi anni, per quanto riguarda il settore della moda?
  

     "Cambiamenti ce ne sono stati tanti e basta passeggiare in centro, per vedere come la geografia dei negozi presenti nelle vie più importanti sia cambiata a favore delle grandi catene straniere a poco prezzo, da H&M, Berschka, Mango o Zara. Non capisco però proprio le persone che mi vogliono spiegare che si può essere chic anche vestendo abitini da poco prezzo. L’eleganza da sartoria è un’altra cosa. La gente deve capire che la differenza non sta solo nel prezzo. In fondo, mi dispiace vedere come grandi maison,  per pure ragioni commerciali, si siano abbassate a firmare collezioni di questi magazzini low cost”.

di Giusi Galimberti
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