Energie rinnovabili, si fa sul serio

A Bolzano, sino a domenica 29 gennaio, s'incontrano i cittadini interessati ai temi dell'ambiente e delle fonti d'energia alternative. Concentrate in una casa ecologica d'avanguardia.

Fonti rinnovabili: il boom delle biomasse

28/01/2012

Come smaltire le biomasse agricole e forestali oppure gli scarti di lavorazione della filiera agroalimentare e zootecnica? Gli impianti a biomasse stanno conoscendo un boom nel nostro Paese se nel 1999 coprivano lo 0,6% della produzione elettrica nazionale, ora siamo arrivati al 2,6%. Sul totale delle fonti rinnovabili, la quota è salita dal 2,9% all'11,1% e ci avviciniamo così alla media europea, dove il contributo di questa fonte al soddisfacimento dei fabbisogni primari di energia è pari al 3 - 4%. Le aree più favorevoli ed economicamente interessanti per lo sviluppo della produzione energetica da biomassa, in Italia, sono le regioni alpine, prealpine e appenniniche, molto ricche di vegetazione e quindi di materia prima.

In aumento in Italia, per via degli incentivi, è anche la dimensione media degli impianti, che da 3,2 MW è passata a 4,8 MW. Questo preoccupa un po' gli ambientalisti e chi abita nelle vicinanze. Le centrali a biomasse sono utili all'ambiente e all'economia se rimangono di piccole dimensioni e se bruciano residui di boschi e di segherie, in un'ottica di filiera corta, per rendere autosufficienti i piccoli paesi. Lo stesso non si può dire per le centrali di grandi dimensioni, che per essere alimentate devono acquistare biomasse fuori provincia, fuori regione e addirittura all'estero.

Gli impianti a biomasse sono presenti in tutte le Regioni italiane: la Lombardia è al primo posto sia per numero di impianti (90) sia per potenza installata (460,5 MW). Seguono Emilia Romagna e Campania: insieme, queste tre Regioni detengono oltre il 50% della potenza installata in Italia. Molti di questi sono grandi impianti, a differenza di quelli alpini e appenninici. Comprare le biomasse in Romania può anche convenire economicamente, ma viene meno la sostenibilità ambientale anche per l’inquinamento che producono i camion per il viaggio. Inoltre il bilancio delle emissioni di CO2 non è in pari, perché si sottrae anidride carbonica in un territorio e la si rilascia nell’aria in un altro distante.

Concentrando invece tutta la filiera in un raggio di 30 chilometri, la CO2 imprigionata nelle biomasse da destinare all’impianto viene rilasciata durante la lavorazione nella stessa area in cui la CO2 è stata accumulata, portando a zero il bilanciamento. Molto spesso, poi, i cittadini protestano per la realizzazione dei grandi impianti perché comportano un continuo traffico di camion, problema che non sussiste per le piccole centrali che sono spesso al servizio delle comunità locali e delle loro necessità. La filiera corta, insomma, è vincente tanto nell'agricoltura, quanto nell'agrienergia. In Abruzzo si sta sperimentando su terreni agricoli marginali, grazie a un accordo tra agricoltori e industriali, un particolare tipo di mais per la produzione di biogas, una miscela ricca di gas metano.

Il biogas viene poi utilizzato per produrre energia elettrica e calore da destinare all’uso quotidiano, a beneficio soprattutto delle comunità locali che si trovano nelle vicinanze degli impianti. “Questa tecnologia, detta a “digestione anaerobica”, si sta affermando proprio di recente fra i sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, con la previsione di un forte boom delle installazioni nel 2012” afferma l’ingegner Alberto Mansueti, amministratore di Biomass Refeel, che realizza impianti a biomasse di piccole dimensioni. “Si tratta di una valida opportunità di integrazione per il mondo agricolo, nel clima di incertezza e difficoltà che il settore sta vivendo negli ultimi anni”.

Gabriele Salari
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