30/09/2011
L'aspettativa di vita delle donne italiane è di 84,3 anni (dato riferito al 2010), ma dopo il grande miglioramento degli ultimi vent'anni, negli scorsi quattro è cresciuta "solo" di 0,3. Nel medesimo arco di tempo, quella degli uomini ha registrato un aumento di 0,4 anni, dai 78,7 del 2007 ai 79,1 del 2010. I miglioramenti più contenuti dei tempi recenti sono anche un fatto fisiologico, tenuto conto che il popolo italiano è tra i più longevi d'Europa, ma fattori economici, sociali e di costume contribuiscono a cambiare il rapporto tra le donne italiane e la propria salute.
Sono molti i dati e le analisi di cui è ricco il terzo "Libro bianco sulla salute della donna" (edito da Franco Angeli), presentato a Roma il 30 settembre dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDA). Come recita il sottotitolo, è una fotografia sullo "Stato di salute e assistenza nelle regioni italiane" a proposito della popolazione femminile. Sempre di più, e non solo in Italia, all'interno della ricerca medica cresce l'attenzione verso quegli aspetti del benessere e delle malattie che dipendono dal sesso di appartenenza e dallo stile di vita collegato. E questo si traduce in uno studio più approfondito della salute al femminile.
Troppo poche in Italia le Unità di terapia intensiva neonatatle.
La presidente di ONDA, Francesca Merzagora, osserva: "Le donne sono gli indicatori più attendibili dei bisogno della società: nei luoghi di lavoro, in famiglia, nel volontariato, nella società civile, nelle istituzioni. Occorre prestare alla donna una maggiore attenzione e una specificità di tutela, anche e soprattutto in tema di salute. Troppo spesso, invece, la medicina ha avuto un atteggiamento di indifferenza nei confronti della sfera femminile". Uno dei dati contenuti nel rapporto che confermano questa denuncia riguarda per esempio i punti nascita: per fornire le garanzie ottimali alla partoriente e al neonato, ciascuno di essi dovrebbe effettuare almeno 1.000 parti annui e disporre di una Unità operativa di terapia intensiva neonatale. Invece, dei 551 punti nascita monitorati, solo 125 possedevano questa Unità e, di essi, solo 100 avevano eseguito almeno 1.000 parti l'anno.
Un elemento allarmante è la crescita tra le donne di malattie un tempo prevalenti tra gli uomini, e in particolare di quelle cardiovascolari, che secondo le ultime statistiche determinano in Italia 130 mila decessi l'anno nella popolazione femminile. Sono in aumento per il gentil sesso anche i disturbi psicologici e psichiatrici, mentre risultano in leggero calo il numero di suicidi.
Le donne italiane usano il 40% in più di integratori alimentari rispetto agli uomini.
I cambiamenti economici e sociali sembrano però avere aumentato nelle donne la disattenzione verso fattori di rischio, nello stile di vita, che un tempo erano appannaggio soprattutto degli uomini. E' aumentata per esempio di mezzo punto la percentuale della popolazione femminile italiana che fuma, mentre la generale diminuzione nel consumo di alcool che si registra dal 2006 è appannaggio quasi esclusivo degli uomini (sono diminuiti del 4,9% i maschi che bevono e solo dello 0,8 le donne). E risultano in aumento le donne che bevono troppo.
Un settore nel quale le italiane "primeggiano" è quello del consumo di farmaci: in media, ne usano il 20-30% più degli uomini, con una punta del 40% per quanto riguarda gli integratori alimentari. Non c'è dubbio che la conoscenza e la ricerca della salute femminile vada ancor più approfondita, purché i tagli nel sistema del Welfare e la crisi economica nei bilanci delle famiglie non intacchino i benefici che le italiane hanno raggiunto in aspettativa e qualità di vita negli ultimi trent'anni.
Rosanna Biffi