Hotel Les Crayères, Champagne.
C'era una volta un castello da fiaba nello Champagne, di quelli dove di norma c'é una principessa che dorme, o dove un principe affila spade per andare a salvare la suddetta principessa rapita chissà dove da qualche creatura perfida. Qui a Reims, nella città francese dove le principesse diventavano regine, sfila una storia di personaggi da fiaba, segreti, misteri e qualche magia da alchimista.
Cattedrale di Reims
Siamo nel regno dello Champagne, e per la precisione nella dimora dei marchesi di Polignac, costruita agli inizi del Novecento su una collina appena fuori città. Dal parco e dalle camere barocche, decorate da baldacchini, tappezzerie di tessuto dipinto e una profusione di oggetti d'antiquariato provenienti dal mondo intero, si gode un'impareggiabile vista sulle guglie della cattedrale di Reims, indiscussa perla dell'arte gotica.
Complice l'aura di santità che regnò per secoli attorno all'Ampoule, una fiala di balsamo che - si diceva - fu utilizzata per il battesimo di re Clodoveo, capostipite dei Merovingi, vennero incoronati tutti i re di Francia, a partire da Enrico I, fino a che i rivoluzionari mandarono in frantumi la Sainte Ampoule nel 1793. Ma non fu l'unica cosa ad andare in briciole nel corso della storia di Reims.
Una decina d'anni dopo la costruzione delle Crayères, la città fu il bersaglio dei bombardamenti tedeschi. La cattedrale fu più volte colpita, ne risultarono furiosi incendi che fusero la struttura in piombo del tetto e disintegrarono le preziose vetrate gotiche.
Dettaglio del portale della cattedrale di Reims
Terminata la Prima Guerra Mondiale, che costò lacrime e sangue alla capitale dello Champagne, venne creata la Società Cooperativa per la Ricostruzione di Reims, presieduta nientemeno che dallo stesso marchese di Polignac, patron delle Crayères.
Da allora i lavori per riportare il centro storico e la cattedrale agli antichi splendori sono stati innumerevoli. A riparare i danni delle bombe tedesche, regalando alla chiesa nuove splendide vetrate ci pensò negli anni Settanta Marc Chagall. In un antico atelier di vetreria a Reims, c'é un artigiano, Benoit Marq, che ebbe l'onore di lavorare col padre Charles a fianco del maestro, per la realizzazione di tre splendide vetrate policrome destinate alla cattedrale. L'immaginario colorato ispirato al mondo degli shtetl, i villaggi ebrei nell'Europa dell'est, cari a Chagall, é entrato cosí a far parte del patrimonio della città.
Se lo spirito di Reims é quello di una cittadina borghese di provincia, magari un po' sonnecchiosa, sorta di roccaforte dove al posto delle torri si ergono i filari di Champagne, il mondo intero pare essersi interessato alla città. Oltre a Chagall, l'artista di origine giapponese Fujita ha lasciato qui una cappella e numerosi capolavori. E oggi, anche se non c'é più il coraggioso marchese di Polignac a convergere l'attenzione su Reims, ci pensa il castello delle Crayères a farlo, attirando personaggi del mondo dell'arte e della cultura lungo tutto l'anno, vengono qui per l'eleganza delle camere, per la cucina deliziosa dello chef Philippe Mille e per il genio di un giovane sommelier, tale Philippe Jamesse, che gestisce con maestria la cantina in cui riposano circa quattrocento tipi di Champagne.
Alle Crayères viene ancora servito il vino con una romantica candela accesa davanti al decanter, per valutare il deposito e il sommelier Philippe ha brevettato un calice da champagne dalla foggia particolare, studiato per non disperdere neppure una molecola d'aroma. Qui il mondo dei vini prende un rigore matematico e chi vi opera, un'allure da scienziato e il fascino dell'alchimista.
Come nel passato a Reims, anche oggi alle Crayères ci si sente un po' re freschi di incoronazione. Sebbene solo per una notte.
La curiosità
La celebre casa di Champagne Dom Perignon, in collaborazione con la cucina delle Crayères, ha messo a punto un sistema esclusivo di controllo della temperatura sullo Champagne, in modo che il vino, portato a 8°, aumenti ogni quarto d'ora di un grado. Il cambio progressivo di temperatura fa sí che ogni quindici minuti lo Champagne cambi radicalmente sapore, aroma e sensazioni al palato. Lo chef Philippe Mille ha studiato - e il progetto ha preso la bellezza di un anno e mezzo - un menu speciale dove ogni portata é calibrata negli ingredienti in modo da sposarsi perfettamente con lo Champagne servito in quel momento, a quella precisa temperatura. Un lavoro da certosini del lusso.
Viene da pensare che se gli strateghi politici europei avessero un quarto di sapienza e amore per il proprio lavoro di ciò che questi giovani chef e sommelier mettono nello Champagne, avremmo probabilmente il PIL della Cina e il tenore di vita del Liechtenstein. Ma beviamoci su.
Pubblicato il
03 novembre 2011 - Commenti
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