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lug

Hotel de la Ponche, Saint Tropez

Saint Tropez

La Ponche ha sempre avuto uno charme particolare. E'stato forse l'ultimo quartiere a veder sostituire i pescatori seduti sul molo a rosolare sardine, coi rampolli del jet set scesi da yacht interminabili e le donne intente a riparare le reti, con fanciulle appariscenti issate su tacchi vertiginosi.

La Ponche é pigra, ha quell'indolenza dei paesi dove é sempre estate e ha poca voglia di cambiare. Eppure la storia é passata di qui e più precisamente da un grazioso edificio giallo chiamato Hotel de La Ponche, il più piccolo e certamente il più originale fra i quattro stelle di Saint Tropez.
Decenni di cultura francese e generazioni di artisti sono passati sotto gli occhi della donna che, aldilà del vecchio bancone di zinco che farebbe la gioia dei collezionisti, ha vegliato per mezzo secolo sull'evoluzione di questa borgata marinara diventata regina del mondo VIP. Questa donna si chiamava Marguerite e aveva un cognome italiano, Quindici. La sua famiglia era originaria di un altro posto di mare, Procida. E come tutte le genti cresciute davanti al gigante blu, Marguerite aveva imparato a non montarsi mai la testa e a guardare con un occhio di distacco tutto quell'agitarsi di starlette, cervelloni e geni folli che sedevano alla sua terrazza assolata.
Eppure Juliette Greco, aveva detto un giorno: "Se i muri della Ponche potessero parlare..." I muri sono rimasti silenziosi, ma Simone Duckstein, figlia di Marguerite, rivela con gioia la sua cornucopia di ricordi. La storia dell'hotel é talmente densa di avvenimenti che il passato ha pensato di avanzare un passo nel presente, rimanendo tangibile nelle stanze incastonate fra le tegole rosse del borgo, già dipinte da Paul Signac e Matisse.

Seguendo il filo dei racconti della Duckstein, pare di vederlo, Roger Vadim, seduto al bancone con aria contrariata e intento a ordinare dosi doppie di liquore per dimenticare la storia che sta nascendo sul set di "Et Dieu crea la femme" tra la "sua" Brigitte Bardot e Jean Louis Trintignant. E pare di vederla, lei, la leggendaria Bardot, col suo inconfondibile broncio da bambina e il suo vestito a quadretti vichy, ballare sui tavoli della terrazza sotto lo sguardo pieno di disapprovazione di Marguerite. E pare di vederlo, Boris Vian trascorrere notti insonni a parlare di tutto e di niente con Albert, il marito di Marguerite. Questi dopo una giornata di lavoro cascava dal sonno, ma quel parigino stravagante, arrivato qui a bordo di una lenta vettura d'epoca, una Brazier del 1911, a lui era proprio simpatico. Poi ci fu Orson Welles.

A Saint Tropez, ogni anno a maggio si celebra da ben cinque secoli la "Bravade", una vivace processione di uomini in antica divisa militare e donne in costume provenzale. Orson Welles si divertiva a disegnare schizzi di quella folla multicolore, seduto alla terrazza della Ponche. Quel carnet finí alla figlia Rebecca, avuta con la divina Rita Hayworth e un giorno Rebecca lo offrí a Simone Duckstein, attuale proprietaria dell'hotel, che lo tiene ancora gelosamente nell'ufficio dell'albergo.

Da piccola Simone si aggirava fra i tavoli degli adulti più o meno illustri che soggiornavano lí per l'estate. Alcuni, come Simone De Beauvoir con un insolito turbante in testa e Jean Paul Sartre con la sua pinguedine e i suoi spessi occhiali da miope, la incuriosivano. Altri, come Picasso dagli occhi severi color carbone, la terrorizzavano e altri ancora, come la leggiadra Romy Schneider, la affascinavano. Una delle ospiti più fedeli a quelle stanze fu senza dubbio la scrittrice Françoise Sagan, icona della Nouvelle Vague e autrice di "Bonjour tristesse". Tornò ogni anno, immortalando La Ponche nel suo libro di memorie "Avec mon meilleur souvenir". Col mio migliore ricordo. Forse, quello di un'intera generazione di artisti cristallizzata per sempre nell'età della spensieratezza.

La curiosità

La famosa "moda alla marinara" che imperversò negli anni Sessanta, venne lanciata da Catherine Vachon, la cui modesta boutique di vestiti era allora accanto all'hotel La Ponche. Un giorno, Catherine ebbe l'idea di usare come modella per le sue magliette a righe una turista di sedici anni. Quella ragazzina si chiamava Brigitte Bardot.

Pubblicato il 26 luglio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Grandi hotel grandi storie

Eva Morletto

Eva Morletto é da sette anni direttrice editoriale del magazine "Life Club", dedicato a viaggi e life style oltre che collaboratrice di numerose riviste. E' membro del Prix de la Villegiature, giuria internazionale impegnata a premiare i migliori resort e hotel di charme in Europa e nel mondo. E' stata corrispondente da Parigi per la televisione giapponese FUJI TV.

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