Giovanni Paolo II scriveva alle famiglie

In occasione dell’anno internazionale della famiglia, nel 1994 Giovanni Paolo II scrive la Lettera alle famiglie, indirizzandola ai genitori e ai figli di tutto il mondo.

Famiglia nella società

23/07/2011

La famiglia non è un’isola, vive nella società. Tra famiglia e società c’è un’inevitabile interdipendenza, in bene e in male, nei valori e disvalori morali. Sono molteplici i condizionamenti negativi della società. La famiglia, nelle società occidentali, è condizionata pesantemente dalla spirale delle cose e dalla pubblicità dove il primato è dato alle cose. La civiltà contemporanea sembra essere «una civiltà del prodotto e del godimento, una civiltà delle “cose” e non delle “persone”: una civiltà in cui le persone si usano come si usano le cose» (n. 13). E ritorna più avanti: «La nostra civiltà che pur registra tanti aspetti positivi sul piano sia materiale che culturale, dovrebbe rendersi conto di essere, da diversi punti di vista, una civiltà malata, che genera profonde alterazioni nell’uomo» (n. 20). Anche il lavoro (il troppo o lo scarso lavoro, i suoi ritmi) condiziona la qualità della vita di coppia e di famiglia. La famiglia è condizionata da una mentalità individualista che conduce a decidere secondo calcoli di utilità e del proprio tornaconto: al primo posto c’è l’individuo, al secondo posto l’appartenenza alla comunità, sia civile che ecclesiale. La famiglia è condizionata da una mentalità relativista, dove idee e comportamenti, anche opposti e contraddittori l’uno all’altro, sono messi sullo stesso piano. Si rinuncia in partenza a cercare quale sia la verità oggettiva.

La famiglia, in conclusione, per un complesso di fattori sociali e culturali, è indebolita nel suo essere «comunione di vita e di amore» non per una lotta fatta di scontri a livello ideologico, ma per un condizionamento culturale generale. Tra le cause, non si può ignorare l’incidenza negativa dei media quando si allontanano dalla verità della persona, della sessualità e dell’amore, diventando così fattori di nuove dipendenze e schiavitù. «Non portano a questa schiavitù “certi programmi culturali”? Sono programmi che “giocano” sulle debolezze dell’uomo, rendendolo così sempre più debole e indifeso» (n. 13). E ritorna più avanti: «Quale verità può esserci nei film, negli spettacoli, nei programmi radio-televisivi nei quali dominano la pornografia e la violenza». E afferma con forza: «L’essere umano non è quello reclamizzato dalla pubblicità e presentato nei moderni mass media. È molto di più, come unità psicofisica, come tutt’uno di anima e di corpo, come persona». (n. 20). La Lettera riconosce, così, che «la famiglia si trova al centro del grande combattimento tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra l’amore e quanto all’amore si oppone. Alla famiglia è affidato il compito di lottare prima di tutto per liberare le forze del bene...Occorre far sì che tali forze siano fatte proprie da ogni nucleo familiare, affinché la famiglia sia forte di Dio» (n. 23). La Lettera, mentre registra il condizionamento in negativo della società e della cultura dominante, propone con sicura speranza la famiglia come umanizzatrice della società. La famiglia, ambito di comunione e di partecipazione, diventa scuola di socialità e del più ricco umanesimo, luogo privilegiato di umanizzazione e di crescita delle relazioni. Il bene-valore della famiglia è anche il bene-valore della società. La famiglia è la prima cellula della società, ancora di più è la prima società, il primo soggetto sociale. Così la famiglia è configurata come istituzione naturale e sociale di base che ha un rapporto di piena reciprocità con altre istituzioni. «Al riguardo, la Santa Sede ha pubblicato nel 1983 la “Carta dei diritti della famiglia”, che conserva anche ora la sua attualità» (n. 17).

Luigi Lorenzetti
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