I sentieri promettenti dell’integrazione

La scuola può svolgere un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la tutela della salute mentale. L’incremento di insegnanti di sostegno e i progetti educativi lo dimostrano.

Linee guida e progetti

13/07/2012

Le Linee Guida affrontano poi aspetti organizzativi, gestionali e metodologici di una scuola che, per non essere discriminante, deve assumersi la finalità del successo formativo per tutti gli alunni. Si parla di reti di scuole, governance, ruolo del Dirigente e leadership, cooperazione e corresponsabilità dei team docenti, flessibilità, completamento del Pei con il Progetto di vita, primato dell’apprendimento, collaborazione con la famiglia, imprescindibile per il successo formativo. La Dichiarazione di intenti del Gruppo di lavoro interistituzionale regionale lombardo (Glir, 2011), recepisce dalla Convenzione Onu 2006 che quello di disabilità è un concetto in continua evoluzione, e per questo è opportuno parlare non solo di gravità, ma anche di complessità, per cogliere meglio il nesso tra bisogni e risposte necessarie, particolarmente in età evolutiva, ove per l’interazione continua tra i diversi elementi secondo modalità non lineari, si richiedono continui aggiustamenti di strategie in corso d’opera.

Le Linee Guida per l’inclusione della disabilità sono dunque motore di cambiamento per una scuola che cerca di innovare la qualità del proprio servizio. Altro forte cambiamento di prospettiva era stato già avviato dall’autonomia scolastica (L. 59/97), che rovesciando il rapporto tra leggi, decreti, circolari, programmi e azioni gestionali organizzative, culturali, didattiche di ogni singolo istituto nel proprio territorio/contesto, aveva rafforzato l’assunzione di responsabilità di tutto il corpo docente nell’elaborazione del Piano di offerta formativa, e il coinvolgimento delle famiglie.

Sulla stessa linea sono due progetti recenti attivati dal MIUR: il progetto I Care – 2007/09 –, percorso di formazione, riflessione e ricerca a livello nazionale, rivolto a reti di scuole, con un ruolo protagonista, intorno ai temi della disabilità, e il progetto Icf, in una prospettiva culturale bio-psico-sociale, non più sanitaria.

A - Obiettivo di I Care – acronimo di Imparare Comunicare Agire in una Rete Educativa – «è di promuovere, dalle scuole statali dell’infanzia agli istituti superiori, sistematiche azioni di formazione dei docenti e dei dirigenti per l’integrazione scolastica e sociale di ragazzi con disabilità e, più in generale, per realizzare un’effettiva dimensione inclusiva della scuola italiana », valorizzando la professionalità di ciascuno e la ricaduta dell’esperienza di formazione in ciascuna scuola.

B - Analogo disegno formativo ha il Progetto Icf – dal modello Icf dell’Oms alla progettazione per l’inclusione – del 2011. International Classification of Functioning, Health and Desease (Oms, 2001) è una classificazione sistematica per parlare dello stato di salute di una persona, secondo una concezione che tenendo insieme gli aspetti fisici, psicologici e socioculturali, ne sottolinei la dipendenza dall’interscambio con l’ambiente.

C - Classificazione internazionale delle malattie (Icd, 1970): il focus è sull’aspetto eziologico della patologia; segue la Classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap (Icidh, 1980): non più solo sulla malattia e sulla menomazione, sposta l’attenzione sulle conseguenze delle malattie, che possono compromettere il ruolo sociale e gli aspetti relazionali, secondo la sequenza menomazione-disabilità-handicap. Nell’Icf (e versione 2007 Icf-Cy, specifica per bambini e adolescenti) l’accento si sposta sulla funzione, per esempio mentale, sensoriale, etc., e sulle condizioni ambientali, che possono facilitare o inibire la funzione; la parola handicap viene abbandonata, per un uso più estensivo del termine disabilità. Il progetto formativo è rivolto a reti di scuole per «individuare le modalità di applicazione della cultura del modello Icf nella scuola».

Già dagli anni ’90, con la L. 162 T.U.D.P.R. 309/90 sulle tossicodipendenze, si era cominciato a investire la scuola, come comunità educativa globale, di compiti di educazione alla salute e di prevenzione di condotte a rischio. Si attivarono i Centri informazione e consulenza, la consulenza psicologica per adolescenti e per genitori, l’educazione sessuale, più recentemente l’educazione all’intercultura, alla diversità, alla legalità. L’aumento di richieste nei confronti della scuola sembra andare di pari passo con la marginalizzazione e il discredito intorno a quello che la scuola insegna.

Emanuela Bittanti
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