La competenza emotiva a scuola

Sono state condotte diverse ricerche in alcune scuole dell’infanzia e primarie sulla competenza emotiva.

L’attualità della ricerca

20/10/2011

Di seguito, vengono presentati due studi-intervento condotti rispettivamente nelle scuole dell’infanzia e primaria. Nel primo lavoro è stata indagata l’efficacia di attività finalizzate a incrementare l’uso del lessico emotivo da parte dei bambini sulla loro conoscenza e comprensione delle emozioni (Grazzani Gavazzi, Ornaghi, 2011). Nel secondo studio, tuttora in corso, l’obiettivo è quello di indagare se sia possibile favorire lo sviluppo di alcune abilità della competenza emotiva mediante un training sulla comprensione delle emozioni. Le due ricerche sono accomunate dallo stesso impianto metodologico generale, ovvero due gruppi di partecipanti (gruppo sperimentale e gruppo di controllo) e tre fasi di ricerca, pretest, training e post-test.

Studio 1. Come poco sopra anticipato, lo scopo della ricerca era quello di verificare se allenare bambini di età prescolare nell’uso attivo e consapevole del lessico emotivo giocasse un ruolo significativo nel favorire la comprensione dei termini emotivi e, più in generale, la comprensione degli stati interni di natura non epistemica. Alla ricerca hanno preso parte 100 bambini di 3, 4 e 5 anni, equamente divisi fra maschi e femmine, frequentanti tre scuole dell’infanzia di Milano e provincia. I bambini sono stati casualmente assegnati a due gruppi: gruppo sperimentale, che ha preso parte al training, e gruppo di controllo. A tutti i partecipanti sono state somministrate, prima e dopo l’intervento (ovvero nelle fasi di pre- e di post-test), prove di tipo linguistico e cognitivo finalizzate a valutare il loro livello iniziale e finale in merito alle competenze indagate (comprensione del lessico emotivo, comprensione delle emozioni, teoria della mente). I bambini del gruppo sperimentale, durante la fase di intervento, della durata di circa due mesi, sono stati coinvolti, due volte alla settimana e in piccolo gruppo, in attività di gioco linguistico e di conversazione finalizzate a stimolarli nell’uso di termini emotivi come arrabbiarsi, spaventarsi, ecc. Al contrario, i bambini del gruppo di controllo non hanno preso parte a nessuna attività di gioco linguistico. L’analisi statistica dei dati ha rivelato che, nella fase di post-test, i bambini del gruppo sperimentale hanno ottenuto, rispetto ai loro coetanei del gruppo di controllo, prestazioni significativamente più elevate nelle prove somministrate. Per quanto riguarda il test di comprensione delle emozioni (Tec, Albanese, Molina, 2008), per esempio, il punteggio medio dei bambini del gruppo sperimentale è passato da 3.55 a 5.08, mentre quello dei bambini del gruppo di controllo da 3.73 a 4.24. Inoltre, è emerso che il miglioramento è più evidente nei bambini di 3 e 4 anni, a dimostrazione del fatto che sono soprattutto i più piccoli a giovare di questo tipo di attività.

Studio 2. L’obiettivo generale di questo secondo training study, è quello di verificare l’efficacia di un intervento con bambini di età scolare sulla comprensione delle emozioni. Si tratta di una ricerca ancora in fase di svolgimento e si riportano i dati preliminari relativi a una parte del campione, 40 bambini frequentanti due classi seconde di una scuola primaria (età media: 7 anni e 3 mesi) di Monza, di cui 20 maschi e 20 fem-mine. Durante la fasi di pre- e post-test a tutti i partecipanti sono state somministrate prove finalizzate a valutare le loro competenze in termini di comprensione del lessico psicologico (sia cognitivo sia emotivo), di comprensione delle emozioni, di teoria della mente (in particolare una batteria di prove di comprensione della falsa credenza) e di comportamento empatico. Anche in questo caso il campione è stato diviso in due gruppi: sperimentale e di controllo. I bambini del gruppo sperimentale hanno partecipato a quindici incontri in cui venivano coinvolti dal ricercatore in attività sulla comprensione dell’espressione e natura delle emozioni, sulla comprensione delle cause esterne e interne delle emozioni e, infine, sulla conoscenza e comprensione delle strategie di regolazione emotiva (esempi di alcune delle attività proposte sono rintracciabili nel volume di Grazzani, Ornaghi, Antoniotti, 2011, La competenza emotiva dei bambini. Proposte psicoeducative per le scuole dell’infanzia e primaria). Tali attività sono state condotte per cinque specifiche emozioni: paura, rabbia, tristezza, felicità e colpa. Sebbene la ricerca non sia ancora conclusa, i primi dati sono incoraggianti. Le analisi statistiche mostrano che i bambini del gruppo sperimentale hanno ottenuto al post-test punteggi medi significativamente superiori rispetto a quelli dei bambini del gruppo di controllo. In particolare, tale miglioramento ha riguardato le prestazioni nella batteria di prove di teoria della mente, nel test di comprensione del lessico emotivo e nel test di comprensione delle emozioni. Limitatamente a quest’ultimo, per esempio, il gruppo sperimentale è passato da una media di 6,82 al pre-test a una media di 8,29 dopo il training, mentre il gruppo di controllo da una media di 6,94 a una media di 7,30. Alla luce di quanto emerge dalla letteratura e dai risultati ottenuti nelle ricerche qui brevemente illustrate, si può affermare che favorire nei bambini lo sviluppo della competenza emotiva li aiuta a stare meglio con loro stessi e con gli altri.

Quindi, una precoce e adeguata educazione alle emozioni, sviluppata in un contesto educativo come la scuola, può configurarsi come un’occasione importante per promuovere nei bambini abilità che permettono loro di conoscere meglio sé stessi e gli altri e possono costituire un fattore di protezione e di prevenzione nei confronti di condotte disadattative.

Veronica Ornaghi
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