20/05/2010
La dislessia non sempre viene riconosciuta in modo adeguato durante l’infanzia. Luca Grandi, responsabile del settore “software didattico e riabilitativo per la dislessia” della Cooperativa Anastasis, ha scoperto di essere dislessico dopo l’adolescenza. Ci siamo rivolti a lui per capire come ha affrontato questa novità e come ci convive ogni giorno.
Può raccontarci la sua esperienza di dislessia? Quando l'ha scoperta?
«Ho scoperto di essere dislessico a circa 25 anni. In tutto il mio percorso scolastico precedente avevo ben presente le mie difficoltà: ero molto lento e discontinuo nella lettura, la mia scrittura era scorretta e poco leggibile e trovavo complesso memorizzare alcune cose, come le tabelline. Essendo ben cosciente di queste difficoltà ho sempre cercato di nasconderle, così dalle scuole medie in avanti nessuno mi ha più sentito leggere! Ho imparato a mostrare di me solo alcuni lati. Per fortuna la mia famiglia mi ha sempre dato fiducia e incoraggiato, facendo sì che la mia autostima, anche nei momenti più difficili, non mi abbandonasse».
Come coniuga la sua esperienza passata con il suo incarico al Centro Ricerche Anastasis, particolarmente incentrato sulla dislessia?
«Dopo aver scoperto di essere dislessico, quindi dopo aver dato un nome alle mie difficoltà, ho preso un’aspettativa e sono andato a vivere a Londra. Volevo capire qual era il mio vero potenziale. Lì ho dovuto attrezzarmi: con la sintesi vocale leggevo e con un traduttore automatico comunicavo con i fornitori della ditta che mi aveva assunto. Tornato al lavoro in Italia avevo la certezza che questi strumenti, opportunamente perfezionati avrebbero potuto aiutare tanti studenti. Così, assieme a Giacomo Stella, ho progettato i primi Campus di Informatica per l’Autonomia per alunni con dislessia. Nel giro di pochi anni, oggi sono migliaia gli studenti che utilizzano i programmi progettati da me, è questo per me è un vero riscatto».
Simone Bruno
Dossier a cura di Orsola Vetri