Dossier - Imprese di padre in figlio

Difficile il passaggio generazionale. Ci vuole equilibrio per farle funzionare e se il leader è giovane sono più produttive.

Aziende familiari: giovane è meglio!

18/04/2011

Con un leader giovane aumenta la redditività, in particolare nelle aziende familiari. Questi in sintesi i risultati dello studio 2010 dell'Osservatorio Aub (Aidaf-Unicredit-Bocconi), curato da Guido Corbetta e Alessandro Minichili. Riferendosi alla specifica realtà italiana con la parola “giovani” ci si riferisce a leader under 50.

La ricerca ha coinvolto 2.550 imprese familiari che superano i 50 milioni di euro e ha dimostrato che quelle che hanno alla guida persone sotto i 50 anni riescono a raggiungere risultati migliori rispetto a quelle con capi con un età superiore ai 60 anni. 

Prendendo come indice di riferimento il Roe - Return On Equity (che misura i risultati economici dell'azienda) è, quindi, emerso che nelle imprese con leader giovani il Roe è pari al 12%, mentre la media per le altre aziende familiari è dell'8,6%.

Dai dati risulta che è importante anche il tempo di permanenza al vertice. Le performance più brillanti si registrano nell'arco dei primi 6-10 anni, e che segue un lento declino.   Anche per questo motivo, determinare per tempo e con accortezza la successione all'interno delle aziende familiari è fondamentale per evitare di disperdere i risultati raggiunti sino a quel momento.  

Un altro dato che distingue le aziende familiari e non, si trova nel tema “occupazione” .  Nel 2009, in piena crisi economica, l’occupazione nelle aziende familiari sale di un + 0,8%. Dato minimo ma decisivo se confrontato a quello delle società statali e degli enti locali (-3,5%) e soprattutto al -20% delle multinazionali e al -33,6% dei consorzi e delle cooperative.  

Il motivo, secondo i ricercatori, è legato al fatto che le imprese a carattere familiare hanno una visione di lungo termine, incentrata sul rapporto con i territori in cui si insediano e guidate da maggiore responsabilità e senso civico. Quindi più ricorso alla cassa integrazione, ma meno licenziamenti e incentivi per la buona uscita. Mentre al vertice il ricambio è necessario per migliorarsi, nella gestione del personale la parola d'ordine è continuità.

A cura di Orsola Vetri
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