26/01/2012
L'autore di fumetti Art Spiegelman.
«L'antisemitismo esiste da duemila anni e continua a crescere,
rafforzandosi nei periodi in cui c’è una crisi economica.
L'antisemitismo è il socialismo degli idioti. Auschwitz è stato
emblematico per l’unicità dello sterminio di massa pianificato come una
catena di montaggio. Ma gli eventi tendono a ripetersi dove sono già
accaduti». Art Spiegelman – ospite del Circolo dei lettori di Torino, dove ha tenuto una lezione sui comics – è uno dei più grandi autori di fumetti al mondo, colui che più di tutti ha contribuito a conferire dignità letteraria al graphic novel, conquistando anche uno speciale Premio Pulitzer nel 1992.
Svedese naturalizzato americano, figlio di ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz, la sua opera più celebre è Maus, che ricostruisce la tragedia dell’Olocausto,
attraverso la storia del padre Vladek, in forma di fumetto allegorico,
con gli ebrei rappresentati come topi, i nazisti come gatti e ogni
nazionalità come una razza animale. Il primo volume uscì nel 1986.
«Molti pensano che la divisione tra gatti e topi sia più economica che
razziale», osserva l’autore. «Ogni Paese ha sempre individuato come topi
un gruppo di persone: negli Stati Uniti, ad esempio, i neri, in Italia
possono essere stati i meridionali».
A distanza di 25 anni, Spiegelman ha pubblicato Meta Maus (che uscirà in Italia per Einaudi), che spiega la genesi e i retroscena di Maus,
inserendo molto materiale documentario. «Negli Stati Uniti questo libro
è stato accolto molto bene. Il maggior successo, però, lo ha registrato
in Corea del Sud. Ha creato invece molte incomprensioni in Polonia,
perché i polacchi sono rappresentati con la maschera di maiali. Ma il
maiale nei fumetti non è necessariamente negativo. E poi, cercavo un
animale che non facesse parte della catena alimentare che lega gatti e
topi. Di Maus non c'è ancora la versione in arabo: sarei curioso di vederla».
La copertina del libro "Meta Maus", uscito a fine 2011 negli Stati Uniti.
Anni fa hanno suscitato scalpore le durissime critiche di Spiegelman al film La vita è bella di
Roberto Benigni per il fatto che ricostruisce l'Olocausto sotto forma
di una fiaba. Con la stessa veemenza il fumettista critica Schindler’s list
di Steven Spielberg: «Cerca di presentare un lieto fine, con l'immagina
finale degli ebrei sopravvissuti che pongono un sasso sulla tomba di
Schindler. E poi, perché scegliere di rappresentare un eroe cristiano?».
E un ricordo della sua infanzia: «Ho un problema alla vista, vedo solo con un occhio. Non posso dunque percepire la tridimensionalità. La mia realtà è solo dimensionale. Quando
ero bambino, a scuola tutti giocavano a
baseball. Ma io, con il mio problema visivo, non ero in grado di farlo. Così,
dopo la scuola, scappavo e mi rifugiavo nella biblioteca: all'inizio ho
divorato tutti i comics, poi ho cominciato con la letteratura». E aggiunge: «Il fumetto riproduce il modo in cui noi pensiamo:
cioè per immagini, per piccoli scoppi di parole. Ed è il modo migliore
per guardare il mondo attraverso gli occhi di un altro».
Giulia Cerqueti
A cura di Paolo Perazzolo