01/04/2011
Il pastore Terry Jones.
Terry Jones, ricordate? E' il settembre 2010, in Florida fa ancora caldo ma lui si presenta in abito nero e baffoni annunciando di aver istituito la Giornata internazionale "Brucia il Corano". Da sconosciuto ambulante della religione Jones si ritrova trasformato, nel giro di qualche giorno, in celebrità mondiale. Complice la tensione dell'Occidente e l'isteria di molte parti del mondo islamico, la baracconata di Jones provoca l'intervento dei potenti e degli autorevoli. Barack Obama lo condanna, il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, dichiara alla Radio Vaticana che bruciare il Corano è un atto "contro la Bibbia, contro la pura religione e la pura fede".
Questa volta Jones ce l'ha fatta. Con l'aiuto di un altro imbecille ammantato del titolo di pastore, tal Wayne Sapp, ha bruciato il Corano in Florida. Dando così modo a tanti altri imbecilli, dall'Indonesia al Pakistan, di prenderlo sul serio e di scendere in strada a protestare e minacciare. E soprattutto dando modo ai violenti veri, quelli che studiano e calcolano, di organizzare il massacro di decine di persone indifese a Mazar-i-Sharif.
Anche questa volta, per limitare la congiura mondiale degli imbecilli, sono scesi in campo molte persone serie. Cameron P. Munter, l'ambasciatore Usa in Pakistan, ha pubblicamente affermato che "il rogo del Corano è stato un atto isolato condotto da un piccolo gruppo di persone che è contrario alle tradizioni americane. Non rispecchia il sentimento generale nei confronti dell'islam da parte del popolo degli Stati Uniti". Monsignor Lawrence Saldahna, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha detto: "Ci dispiace constatare che qualcuno che si definisce pastore sia così ignorante in quella che è la sua religione, oltre che della normale decenza". Questa volta, però, è stato tutto inutile. Troppo ghiotta l'occasione per gli stragisti di professione.
Fulvio Scaglione