26/09/2011
Per la concentrazione di PM10, la soglia suggerita dall’americana Epa (Environmental Protection Agency) per esposizioni a lungo termine, 50 microgrammi per metro cubo, risulta superata nel 78% delle aule monitorate.
“La maglia nera spetta alla Danimarca (circa 170 microgrammi per metro cubo), seguita dall’Italia (circa 150): in questi due Paesi le PM10 risultano spesso superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150 microgrammi per metro cubo)”, spiega Marzia Simoni, dell'Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa.
Il ruolo di un’adeguata ventilazione per mantenere una buona qualità dell’aria nelle aule risulta evidente. “Dov'è installato un sistema di ventilazione meccanica (in tutte le aule svedesi e in parte delle norvegesi), la concentrazione di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia”, dichiara la ricercatrice. “Il ricambio d’aria minimo nelle scuole dovrebbe essere di 8 litri al secondo per persona. In circa il 70% delle aule questo valore non viene raggiunto: nel 100% in Francia, nel 94% in Italia e nell’86% in Danimarca. Il ricambio è insufficiente nel 97% delle aule con ventilazione naturale (apertura delle finestre), rispetto al 13% di quelle con ventilazione meccanica”.
Basta recarsi in vacanza nei Paesi scandinavi per rendersi conto di quanta importanza viene assegnata al ricambio dell'aria, nonostante la temperatura esterna possa essere rigida. Forse questa piccola misura potremmo iniziare ad adottarla anche noi: aprire le finestre non costa nulla.
Sarebbe auspicabile anche effettuare ricerche su un campione più esteso e in altri Paesi dell’Unione Europea. Chissà che non arrivino altre sorprese.
Gabriele Salari