Chiesa e ICI, facciamo chiarezza

Non è vero che la Chiesa "non paga l'Ici". Ma, come dice il cardinale Bagnasco, si possono rendere ancora più chiari i punti della normativa. Che riguarda tutti: laici e cattolici.

Senza fine di lucro: parla il professor Dalla Torre

12/12/2011
Il professor Giuseppe Dalla Torre.
Il professor Giuseppe Dalla Torre.

“Il Vaticano paghi l’ICI”. E’ lo slogan della martellante campagna contro la Chiesa che continua sulla maggior parte dei giornali italiani. Ci sono persino due distinte interpellanze bipartisan nella sostanza,  del Pd e del Pdl, che chiedono che “la Chiesa paghi il dovuto”. Peccato che la Chiesa l’ICI la paghi già, tranne quando si tratta di enti con finalità assistenziali e di culto, come spiega il professor Giuseppe Dalla Torre, ordinario di Diritto e rettore della Lumsa, nonché presidente del Tribunale del Vaticano e dell’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede.

     “In base alla legge”, spiega Dalla Torre, “per essere esentati dal pagamento dell’Ici occorrono due condizioni. La prima è che l’ente sia non profit, ovvero non abbia fini di lucro”.

- Ente cattolico?

     “Non solo cattolico. Possono essere enti ecclesiali cattolici, ma anche valdesi o ebraici, oppure associazioni come l’Arci, che raggruppa un milione di iscritti, o ancora sindacati, oppure la Sant’Egidio, o Emergency”.

-E la seconda condizione?

     ”Il secondo profilo giuridico richiesto è che svolgano attività sociale, assistenziale, culturale o solidaristica o di culto. Alberghi, librerie, ristoranti, appartamenti in affitto e quant’altro non rientrano certo in questa categoria”.

- C’è chi sostiene che basta una cappelletta nell’albergo et voilà, il gioco è fatto. Da hotel a luogo di culto.

    ”Non è vero. Non può esserlo, perché il principio generale è che quando ci sono due distinte attività vige il principio della prevalenza. La cappelletta non può far decadere l’obbligo di tributo di un albergo a fini di lucro. Tra l’altro se un privato dà in comodato d’uso, quindi gratuitamente, un appartamento a un ente benefico, è obbligato a pagare lo stesso l’ICI, perché la legge prevede per l’esenzione la coincidenza tra il soggetto (l’ente) e il gestore”.

- Un’altra accusa è che molti istituti religiosi con i convitti fanno di fatto attività alberghiere ma non pagano l’ICI.

     “Ci sono certamente enti religiosi che svolgono questa attività. Ma sono attività che si rivolgono anche alla cura della persona, spesso improntati a una missione assistenziale e solidaristica di altissimo profilo. Il convitto per studenti non si limita a far dormire i suoi ospiti come se fossero in albergo. La residenza dei genitori per i  piccoli pazienti dell’ospedale Bambin Gesù non è che si possa definire un hotel”.

- E se queste finalità non ci fossero?

     “In tal caso dovrebbero pagare l’ICI, fino all’ultimo centesimo”.

- Gli appartamenti di proprietà di enti del Vaticano pagano l’ICI?

    ”Anche in questo caso pagano l’ICI fino all’ultimo centesimo, a meno che non si tratti di edifici extraterritoriali appartenenti allo Stato della Città del Vaticano. In quel caso sarebbe come cercare di far pagare l’ICI alla Rocca di San Marino o alla Casa Bianca”.

Francesco Anfossi

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