15/04/2010
La marcia delle "Damas de blanco" all'Avana.
Vestite di bianco, ogni domenica si incontrano nella chiesa di Santa Rita,
quartiere Miramar, all’Avana. Dopo la Messa, percorrono la Quinta
Avenida in una processione silenziosa, portando in mano le foto dei
familiari detenuti. A Cuba la lotta per i diritti umani parla con la
voce delle donne. Sono le "Damas de blanco", le signore in bianco,
mogli, madri, figlie dei 75 dissidenti politici che nel marzo 2003
furono colpiti dall’ondata repressiva del regime castrista, la
famigerata Primavera nera di Cuba. Con paziente e metodica
determinazione, le "Damas" portano avanti una protesta pacifica per la
liberazione dei loro cari. Al loro fianco, da Miami, si sono mobilitati
la cantante di origine cubana Gloria Estefan e il marito Emilio,
produttore musicale. Oggi, molti le propongono quali candidate al Nobel
per la pace.
Ma a Cuba non hanno vita facile. Domenica scorsa,
stando alla denuncia delle stesse "Damas", la polizia ha bloccato la
loro marcia e arrestato alcune di loro, sostendendo che le autorità
devono essere informate delle manifestazioni almeno 72 ore prima.
"Continueremo la nostra lotta pacificamente", ha dichiarato Bertha
Soler, attivista del gruppo, "perché le strade di Cuba sono di tutti i
cubani e tutti abbiamo diritto a camminare liberamente". Un mese fa un
notiziario della televisione cubana ha addirittura accusato le "Damas"
di
provocazione, aggressione e ingiurie contro il Paese, definendole
"mercenarie".
Del resto sull'isola - dove l'accesso a Internet e quindi a informazioni dall'esterno è limitatissimo
- il regime castrista si avvale ancora del sostegno di chi rifiuta
l'intromissione degli Stati Uniti e dell'Europa negli affari interni,
rivendicando l'indipendenza di Cuba: la risposta del regime alle
proteste internazionali ha mobilitato in primo luogo il mondo della
musica, con il Concerto per la patria, all'Avana e a Santiago, che ha
riunito 300 artisti, fra i quali Silvio Rodriguez, il più famoso
cantautore cubano.
Con l'avvento di Barack Obama alla Casa Bianca, sembrava che si
fosse aperto uno spiraglio tra Washington e L'Avana. Un anno fa, al
vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago, si era parlato di dialogo
tra Stati Uniti e Cuba: in quella occasione Raúl Castro, fratello di
Fidel e attuale presidente di Cuba, si era dichiarato aperto "a parlare
di tutto, anche di diritti umani". Oggi, proprio sui diritti umani Cuba
non vuole saperne di trattare.
Intanto, Guillermo Fariñas è rimasto l'unico detenuto politico a continuare lo sciopero della fame per
i dissidenti incarcerati gravemente malati: Darsi Ferrer, in carcere da
luglio 2009, l'ha interrotto dopo che le autorità cubane hanno
acconsentito a sottoporlo a regolare processo e a garantirgli cure
mediche. Noto attivista per i diritti umani e medico di 40 anni, nel
2006 Ferrer ha documentato l'uso della tortura a Cuba e denunciato le
pessime condizioni in cui versano alcuni ospedali cubani.
Giulia Cerqueti