Rifiuti a Napoli, cuccagna per pochi

I cumuli di immondizia, il fetore, il decoro di una città bellissima fatta a pezzi sono solo la punta dell'iceberg. Roberto Jucci racconta i retrocescena di questa storia infinita.

Libro dei sogni, proposte praticabili e due conti per finire

24/07/2011

Il territorio di Napoli non ha spazi, e tutti quelli disponibili sono già stati utilizzati. Il sito della discarica va pertanto necessariamente ubicato in Regione ma in altra provincia. Deve essere assunta una decisione forte ed inequivocabile e selezionato un progettista, di chiara fama, che rediga il miglior progetto esecutivo in funzione del sito scelto. La realizzazione della discarica dovrebbe opportunamente essere affidata ad un battaglione del genio onde evitare lungaggini per il bando di gara, conseguire risparmi e limitare i tempi di esecuzione.

Ho sperimentato l’efficacia di tale soluzione in Sicilia quando feci realizzare la condotta di adduzione della diga di Rosamarina ad un battaglione del genio portando finalmente l’acqua a Palermo. Si può ragionevolmente prevedere che così facendo la discarica possa essere disponibile a fine 2012. La discarica è comunque necessaria, quale che sia il livello di raccolta differenziata raggiunto. Durerà tanto più a lungo quanto maggiore sarà la raccolta differenzaiata e virtuoso il ciclo dei rifiuti.

E’ necessario, poi, costruire una altro termovalorizzatore di potenzialità pari a circa 400 tonnellate annue. Mi risulta che già da tempo è previsto ed è stato individuato il sito, Napoli Est. La costruzione di tale impianto richiede tempi più lunghi rispetto agli altri. La progettazione, la predisposizione del bando di gara e l’espletamento della stessa richiedono almeno tre anni. Dunque, se si procede con immediatezza, l’affidamento dei lavori non potrà avvenire prima di fine 2013. Considerando all’incirca 5 anni per il completamento , la fase di collaudo e l’avvio, l’impianto potrà ragionevolmente ritenersi fruibile non prima del 2019. Il termovalorizzatore è comunque necessario, quale che sia il livello di raccolta differenziata raggiunto. Ricordiamo che abbiamo anche milioni di “ecoballe” stoccate da incenerire!

Come soddisfare le esigenze fino al 2012? La produzione dei rifiuti per Napoli e dintorni è di 1.700.000 tonnellate annue; se la raccvolta differenzaiata raggiungesse valori prossimi al 30 per cento i rifiuti indifferenziati ammonterebbero a circa 1.200.000 tonnellate all'anno.  Il termovalorizzatore di Acerra, se utilizzato in via esclusiva per Napoli, può smaltire circa 600 tonnellate annue; le esistenti discariche limitrofe, con opportuni lavori di ampliamento, dovrebbero  ospitare ulteriori 600.000 tonnellate (mi risulta disponibile, se pur in percentuale limitata ancora una certa capienza).


Sarà necessario avere in questa fase la “solidarietà” delle altre Province e delle altre Regioni; e sono certo che, se la Regione Campania presenterà un piano affidabile  e ragionevole ed avvierà immediatamente la costruzione dei  propri impianti nelle proprie aree, la solidarietà, per tutto il 2011, non verrà a mancare;  e non posso certo immaginare che qualche esponente di  Governo cerchi di  inibire tale nobile sentimento senza il quale non avremmo mai superato le nostre peggiori calamità!

Quanto costa tutto ciò? Ho fatto due conti. Per gli impianti di compostaggio circa 40 milioni di euro. Per l’ampliamento delle discariche esistenti circa 3 milioni di euro. Per la discarica di nuova realizzazione dai 4 agli 8 milioni di euro. I costi tecnici di progettazione, direzione lavori, collaudo, predisposizione dei bandi, gare e varie possibili altre spese …altri…. 9 milioni di euro. Totale 60 milioni di euro. A questi vanno aggiunti 200 milioni di Euro per il termovalorizzatore da spendere nell’arco di 8 anni da oggi al 2019 e, dunque, in misura di 25 milioni di euro l’anno. Servirebbero pertanto oggi, disponibili ed accreditati in Banca d’Italia, 60 milioni di euro più 25 milioni per i lavori del termovalorizzatore nel primo anno, con garanzie concrete di successivi accreditamenti dei 25 milioni l’anno fino al 2019. In tutto 85 milioni di euro che, nell’odierna  situazione finanziaria, sembrano tanti.

Per rendermi conto ho fatto un paragone con i costi dell’”emergenza rifiuti” degli ultimi 14 anni. Complessivamente sembra siano stati spesi dai 2 ai 4 miliardi di euro. Possibile? Ho controllato le fonti ufficiali. I costi per il mantenimento delle sole strutture commissariali sono via via lievitati nel tempo fino a raggiungere, negli ultimi due anni di commissariamento, cifre dell’ordine di 50 milioni di euro all'anno; i costi (ufficiali) di trasporto e di conferimento necessari per smaltire fuori Regione i rifiuti trattati negli impianti di CDR ammontano a circa 48 milioni di euro all’anno; a questi vanno aggiunti   i maggiori costi di trasferenza e trasporto in discarica sostenuti nei periodi di “fermo” degli impianti di CDR (+40 per cento circa), i costi di allestimento di siti di stoccaggio provvisori e di successiva bonifica ambientale, i costi di gestione dei siti di stoccaggio delle “eco-balle” e quelli per il conferimento autonomo in impianti privati di compostaggio, per non dire dei costi igienico-sanitari, ambientali e di tutela dell’ordine pubblico in generale, gli studi, le consulenze e quant’altro ancora…

Si, è possibile. Ed allora i miei 85 milioni di euro mi sono sembrati pochi, troppo pochi se rapportati a tutti quei miliardi già spesi;  forse ero stato un po’ troppo “tirato” come dicono i miei collaboratori quando parlo di soldi pubblici. E per ciò ho chiesto il parere di una delle persone più autorevoli e di riconosciuta competenza in campo ambientale, l’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi, il quale ci ha pensato un pochino e poi mi ha detto” … forse possiamo farcela pure con qualche euro di meno…”. L’emergenza rifiuti fino ad oggi non ha risolto il  problema…  di certo però ha risolto i problemi di molti.

Roberto Jucci
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