15/03/2011
L'esplosione di stanotte (le 6 del mattino locali) nel reattore 4 di Fukushima ha provocato una fuoriuscita radioattiva che ha fatto salire notevolmente il livello delle radiazioni e agli abitanti nel raggio di 30 chilometri è stato suggerito di rimanere chiusi in casa. Con le radiazioni crescono anche le rassicurazioni, ma ormai l'attenzione è altissima.
La fusione del nocciolo con esplosione del reattore, quello che gli americani chiamano worst case scenario, è la situazione peggiore di fronte alla quale potremmo trovarci di fronte ora a Fukushima. In questo caso la fuoriuscita di materiale radioattivo sarebbe inevitabile. Un caso del genere non si è mai verificato nella storia del nucleare civile. Nell'incidente di Three Mile Island, nel 1979, si arrivò alla fusione del nocciolo, ma il reattore rimase perfettamente integro e dalla centrale non uscì nulla. A Chernobyl non si arrivò mai alla fusione del nocciolo, ma ci fu un'esplosione da cui fuoriuscì una parte del combustibile radioattivo.
“Il reattore si aprì come una cozza e tutto il materiale radioattivo venne esposto all'ambiente circostante”. Per Valerio Rossi Albertini, dell’ Istituto di struttura della materia del Cnr, la situazione in questo caso è diversa, “ certo, se il rilascio di calore non venisse più controllato potrebbe fondere il nocciolo. La fusione di per sé non è drammatica, in seguito però c'è pericolo che possa danneggiare il sarcofago in cui si trova o percolare attraverso le fratture. Un magma radioattivo ad alta temperatura potrebbe contaminare direttamente l' ambiente circostante”.
- Quanto non sia remoto questo rischio lo conferma una notizia diffusa dall'Autorità francese per la sicurezza nucleare, secondo cui la struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima "non ha più tenuta stagna". A questo punto cosa potrebbe succedere?
"Se si dovesse verificare la fusione del nocciolo, il metallo liquido si metterebbe a circolare e potrebbe fuoriuscire attraverso le fessure".
- Come mai i francesi parlano di un livello di rischio 6 su 7 e in Italia l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e alla ricerca ambientale) di livello 5 su 6?
"Quando c'è una crisi, fino a quando non si è risolta, é difficile pronunciarsi, dobbiamo basarci sulle informazioni fornite dai tecnici sul posto".
- Il fatto che i venti portino la nube radioattiva verso l'Oceano è positivo?
"Sì, il mare ha un metabolismo, una capacità di assorbire molto più elevata della terraferma. Non è un bene certo, la radioattività rimane, ma grazie al lavoro svolto dalle correnti c'è una grande diluizione".
- Non sarà un'altra Chernobyl?
"No, in quel caso la presenza di barre di grafite, materiale infiammabile, favorì un incendio che portò la radioattività ad alta quota e ne favorì la propagazione. Le conseguenze furono molto più gravi".
- Resta da spiegare la presenza di radioisotopi di cesio. Non sono prodotti dalla reazione nucleare del nocciolo e dovrebbero restare confinati all'interno del reattore?
"Il cesio è una sostanza che si produce nell'ambito della catena di reazioni da cui dall'uranio si ottiene energia. Quando c'è una contaminazione radioattiva molte sostanze vanno a finire all'interno dell'ambiente e la reazione dell'organismo umano è differente. Alcuni organi dell'uomo trattengono alcune sostanze, che penetrano e permangono. È il caso dello iodio soprattutto e, in parte, del cesio".
Gabriele Salari