Giochi d'azzardo, lo Stato biscazziere

Diventa legale giocare a poker davanti al pc di casa. Boom per le bische online: 9,9 miliardi di euro all'Erario. L'esperta: i malati d'azzardo rischiano danni irreversibili.

Se lo Stato predica bene e razzola male

22/07/2011

Prima, tramite il comitato antiriciclaggio della commissione parlamentare Antimafia, lancia l'allarme affermando che il gioco d'azzardo è un settore dove si allungano i tentacoli della criminalità organizzata. Poi, per fare ancora più quattrini, lo legalizza completamente. In materia di giochi, lo Stato italiano somiglia molto a un Giano bifronte che predica bene e razzola male. «Gioco legale e responsabile», recita pudico il logo dell'Aams (Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato). Legale sicuramente, responsabile chissà visto che si tratta di azzardo.

Non bastava il diluvio di lotterie, gratta e vinci, scommesse e slot machine disseminate ovunque, adesso arriva la possibilità di giocare a poker seduti comodamente davanti al proprio computer di casa. In pratica, il casinò è a domicilio e senza neppure quell'adrenalina da tavolo verde, tra fumo di sigari e mosse d'astuzia, che per secoli ha nutrito pagine e pagine di letteratura e grande cinema, da Dostoevskij alla saga di 007, Casino Royale di Daniel Craig fino a Matt Damon.

Dopo un periodo di sperimentazione come previsto dal “decreto Abruzzo” a sostegno delle zone terremotate, dal 18 luglio, infatti, è possibile giocare a poker con la modalità cash che rispetto a quella del torneo (che nel 2010 ha fruttato 3,1 miliardi di euro sui 4,8 complessivi del comparto online) prevede che si giochi con soldi veri e puntate che vanno da un minimo di 50 centesimi a un massimo di mille euro. Secondo le stime degli operatori, a regime il nuovo gioco dovrebbe produrre un giro d'affari di 1,5 miliardi di euro al mese, suddivisi tra poker vero e proprio (800 milioni complessivi) e i giochi da Casinò come dadi, blackjack e roulette (700 milioni).

Il cash, rispetto alla modalità torneo, si differenzia nell'investimento e nel ritorno in vincita. Nel secondo si paga l'iscrizione (massimo 250 euro) e si gioca con un numero di chips virtuali (le fiches) uguale per tutti e con il meccanismo di eliminazione stile tabellone tennistico. Nel cash, invece, la quantità di chips dipende da quanto denaro si vuole mettere sul tavolo come in una normale partita dal vivo. Anche il meccanismo di vincita è diverso: nel torneo, una volta eliminati, l'unica perdita sarà quella del buy-in (l'iscrizione) mentre chi riesce a piazzarsi si prende tutto il piatto. Nel cash si vince e si perde in base ai soldi che si portano anche se per ogni sessione è posto un limite di mille euro.

«È il poker vero», annuncia ammiccante il sito di Lottomatica. Il tavolo si lascia quando si vuole ma per molti giocatori – disoccupati, giovani e spesso disperati, stando agli identikit tracciati dagli esperti – la febbre da scommessa a portata di mouse può bruciare soldi e freni inibitori. Fino alla disperazione.

Antonio Sanfrancesco
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