20/06/2010
Un "barcone" in arrivo dalle coste dell'Africa.
Non maltrattate od opprimete uno straniero.
Ricordate di quando voi stessi eravate in terra d'Egitto. (Esodo, XXII)
Mamadou Diallo viene dal Burkina Faso. Il Paese è governato dal 1987 da Blais Compaorè. La violazioni dei diritti umani e gli omicidi politici sono la norma e la popolazione viene abbandonata nella lotta contro la fame e le principali malattie, Aids, malaria e meningite, che mietono migliaia di vittime.
Diallo entra in Italia a maggio del 2009 e nello stesso mese presenta richiesta di protezione internazionale presso la Questura di una grande città italiana. É stato vittima di torture, come è certificato anche da un medico legale. Chiede un posto letto al Comune, ma viene messo in lista d'attesa. Deve aspettare. Va a dormire per strada.
Dopo quattro mesi viene convocato in Questura per la verbalizzazione della sua storia. Da qui viene indirizzato in uno dei Centri governativi (Cara) dove i richiedenti asilo sono trattenuti per verificare la nazionalità e l'identità. Dopo altri sei mesi viene convocato dalla Commissione Territoriale per il riconoscimento del diritto d'asilo, che gli concede finalmente la protezione internazionale. Riceve il permesso di soggiorno, ma viene invitato a lasciare subito il Cara.
É ormai passato un anno: dell'Italia conosce solo la strada. Si ripresenta in Comune, dove gli dicono che è ancora in lista d'attesa. E che per lui non c'è un posto letto. Non ancora. Dorme altri due mesi in strada, poi viene accolto finalmente in uno dei centri del Comune.
La storia di Diallo ci è stata raccontata da
Berardino Guarino del
Tavolo Nazionale Asilo. Diallo non è il solo e non è nemmeno il più sfortunato. L'Italia riconosce il diritto all'asilo, ma in pratica questo viene negato a molti per difficoltà di ordine burocratico e organizzativo. Senza un posto letto non c'è nemmeno la possibilità di avere la carta d'identità, indispensabile per cercarsi un lavoro, per avere accesso alla maggior parte dei servizi sociali, per iscrivere i figli a scuola.
Ahmad Gianpiero Vincenzo