Il corteo di protesta a Torino

10/04/2013
Il corteo degli immigrati a Torino (Paolo Siccardi / Sync).
Il corteo degli immigrati a Torino (Paolo Siccardi / Sync).

Alla partenza del corteo, gli automobilisti bloccati dai rifugiati in marcia non rifiutano i loro volantini distribuiti dai rifugiati. In giro non si vede nemmeno un poliziotto. Alla testa, c'è una carrozzina con un'enorme bambola di Biancaneve. Tutti intonano canti africani.
I circa 200 rifugiati, su oltre 400 che in questi giorni hanno occupato tre palazzine dell'ex villaggio olimpico a Torino, non hanno intenzioni bellicose e la gente, oltre alle forze dell'ordine l'ha capito. L'obiettivo è sfilare nel centro della città per raggiungere piazza Castello dove, al Teatro Regio, si inaugura la Biennale Democrazia, manifestazione in cui è prevista la presenza della presidente della Camera Laura Boldrini.

La speranza è di riuscire a parlare con lei. Nel frattempo, si mette a punto un comunicato. Alla stazione di Porta Nuova il corteo si ingrossa per la presenza di molti giovani italiani, molti provenienti dai centri sociali. La presenza delle forze dell'ordine è decisamente aumentata, ma tutto continua a essere tranquillo. Un rifugiato offre a un tipico travet torinese del cioccolato avanzato da un uovo di Pasqua: lui lo prende e apprezza. Quando il corteo finalmente arriva in piazza Castello, si diffonde la notizia che suscita molta delusione: i rifugiati non potranno parlare con la presidente Boldrini durante i lavori di Biennale Democrazia. "Ma come: si parla di Africa e noi non possiamo parlare?", sbotta Abu. "Siamo stufi di sentire parlare "esperti" per nostro conto, di essere trattati come persone incapaci di esprimere la loro volontà".

Resta però in piedi la possibilità che la Boldrini, dopo la sua lectio magistrlis, possa ricevere comunque una delegazione di rifugiati, in Prefettura o direttamente all'interno del teatro. Intanto, si sventolano gli striscioni, spesso multilingue e altrettanto spesso pieni si svarioni grammaticali, a volte divertenti, come quello che recita: "Più lavoro per totti". Alla fine, comunque, una buona notizia arriva. Il Sermig di Ernesto Olivero assicurerà da domani pasti caldi a pranzo e a cena ai rifugiati dell'ex Villaggio Olimpico.

Per risolvere l'altro grande problema, il freddo, non resta che sperare che finalmente la primavera arrivi anche qui.

Eugenio Arcidiacono

Dossier a cura di Eugenio Arcidiacono
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