Siria, il "venerdì nero" di Assad

Più di cento morti in un solo giorno di proteste. Le promesse di Assad non bastano più al popolo della Siria.

La parola è sempre alle armi

23/04/2011
Bashir al Assad, 36 anni, presidente della Siria.
Bashir al Assad, 36 anni, presidente della Siria.

In Siria si contano ormai a centinaia le vittime da quando, un mese fa, sono cominciate le manifestazioni di protesta contro il regime della famiglia Assad. A nulla sono valse, almeno per ora, le concessioni che il giovane presidente Bashir al Assad, 36 anni, salito al potere nel 2000 al posto del fratello Basil, l'erede designato morto in un incidente automobilistico nel 1994.

     Le forse di sicurezza del regime siriano sembrano ancora saldamente al suo fianco ma il prezzo pagato alla sopravvivenza del regime si fa sempre più atroce. Nei giorni scorsi, e in particolare nel "venerdì nero", sono state uccise oltre 100 persone nelle dimostrazioni seguite alla preghiera in moschea. Epicentro della protesta la città di Daraa, nel Sud, quasi al confine con la Giordania, e Douma, un popoloso sobborgo di Damasco.

    Il caso di Daraa è significativo. La città è il capoluogo di una regione la cui economia è basata sull'agricoltura. La causa scatenante delle dimostrazioni di piazza è stata la pessima gestione da parte delle autorità della siccità che ha messo in crisi l'intera zona e la corruzione diffusa tra i burocrati di Stato che trafficano con i titoli di proprietà dei terreni più fertili. Dalla paura di un impoverimento diffuso alla richiesta di maggiore democrazia, il passo è stato breve.

    Ai tumulti di Daraa, oltre che con la violenza, il regime di Assad ha cercato di rispondere con alcune concessioni politiche, in primo luogo la rimozione del governatore regionale. Alla gente però non è bastato. Come sembra non bastare la piccola "svolta" riformista varata pochi giorni fa con l'abrogazione dello stato d'emergenza (in vigore dal 1963, cioè da quando il padre dell'attuale Assad prese il potere), lo scioglimento della Corte suprema per la sicurezza dello Stato (tribunale speciale) e la concessione del diritto di manifestazione pacifica.

    I siriani non credono più al giovane Assad e continuano a scendere in piazza. La risposta del regime, a dispetto del diritto di manifestare, è ancora quella delle armi.

Fulvio Scaglione
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Postato da folgore il 25/04/2011 23:36

Dove sono i "volenterosi"? Sono troppo occupati a bombardare la Libia? O ritengono, e non a torto, che se attaccassero la Siria gli arei rischierebbero di trasformare il tutto in un solo volo d'andata ed utilizzo del paracadute per il pilota?

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