23/04/2011
Padre Paolo Dall'Oglio.
Padre Paolo Dall'Oglio, ordinato sacerdote nel rito siro-cattolico a Damasco nel 1984, a Mar Musa ha fndato la comunità "Al Khalil" per il dialogo islamo-cristiano e, con l'aiuto di grupi di volontari, ha ricostruito lo splendido monastero. Proprio in questi giorni, Jaca Book ha pubblicato un suo finissimo libro intitolato Innamorato dell'islam, credente in Gesù, che riflette la sua complessa esperienza. Padre Paolo è ovviamente un grande esperto della Siria.
- Che succede oggi in Siria? E soprattutto: che potrà succedere ancora?
"Un passaggio pacifico dei poteri mi pare francamente impossibile. L'unica cosa realistica, secondo me, è un processo di riforme graduali che consenta a tutte le forze vive del Paese di potersi esprimere".
- Con il presidente Assad?
"Il Presidente è, ancora oggi, sulla scena il solo capace di avviarlo, perché è il garante del consenso culturale nazionale. Cioè l'unico garante della natura araba e siriana, oltre che antisionista, di quel processo".
- A quando le vere riforme?
"La transizione è già in corso. si realizzerà più o meno rapidamente o profondamente nella misura in cui sarà compresa e aiutata dalle nazioni "volenterose", Europa compresa. Gli equilibrii dei Paesi a democrazia immatura dipendono molto, per esempio sul piano dei diritti civili, individuali e collettivi, dall'azione internazionale. Anche le scelte dei siriani dipendono dalla coerenza e trasparenza delle democrazia occidentali e dall'evoluzione in questo senso degli altri grandi poli mondiali: Iran, Russia e Cina innanzitutto. E questo riguarda dolorosamente anche l'Italia, che nel Mediterraneo ha molto da dire e da fare".
- I moti che scuotono il Medio Oriente, e in particolare ora la Siria, sono giounti inattesi per l'Occidente. E per voi?
"La miopia degli interessi capitalistici di basso profilo è ben nota a sociologi e storici. L'interesse bruto è sempre anche cieco. Come stupirsi, quindi, se i petrolieri faticano a capire che la Libia cambia, o i profittatori interni ed esterni dell'Egitto non si rendono conto che la gente non ce la fa più? Che la società siriana fosse piena di desideri e di ambizioni lo si sapeva da decenni, da sempre direi. La Siria è un Paese di grande civiltà e cultura, non ci si può aspettare dai siriani un'eterna passività".
Fulvio Scaglione