10/04/2012
Il manager italiano Giuliano Rubini.
«Per quanto sia utile affidarsi a "professionisti" del settore, per sopravvivere ed eccellere in un mercato del lavoro senza pietà come quello americano, sono strategia e approccio personale a fare la differenza», afferma Giuliano Rubini, 42 anni, barese analista finanziario, e in passato cliente anche lui entusiasta di una di queste aziende "cercalavoro" ad alti livelli. Formatosi in Italia, all’Università Cattolica di Milano, poi trasferitosi in America per un MBA alla Boston University, Rubini naviga da 15 anni nel difficile mondo aziendale a stelle e strisce, crescendo, almeno sinora in maniera costante, sia di ruolo sia, soprattutto, di stipendio.
«La flessibilità è la prima cosa, e non solo in senso geografico», consiglia Rubini che, spostandosi di settore in settore seguendo i vari "boom" (Internet, biotecnologie, ambiente), ha portato il suo compenso dai 35.000 dollari del 1997 fresco di laurea ai 135.000 del suo ultimo incarico. «Al nostro livello siamo tutti mercenari», osserva. «L’importante è rimanere fedeli alla propria funzione e crescere all’interno della stessa, in altre parole considerarsi degli specialisti. Un po’ come i dottori negli ospedali».
E aggiunge: «Quando si perde un lavoro non serve piangersi addosso: bisogna invece approfittare del tempo a disposizione per riqualificarsi, aggiornarsi, migliorare le proprie competenze. Il giorno in cui smetti di "affilare la tua spada" sei finito».
Prosegue il manager Rubini: «Oggi per cercare lavoro ci sono strumenti che all’inizio della mia carriera erano impensabili. Una volta avevi 40 biglietti da vista in tasca, oggi con strumenti come Linkedin hai tutto il mondo a portata di "mouse". Certo, bisogna saperli usare, senza dimenticare che i rapprorti interpersonali non passano mai di moda. Se un agente ti ha aiutato a trovare lavoro, continua a chiamarlo, e magari ogni tanto portalo a pranzo».
E conclude: «Mentre si lavora – e si guadagna - è importante mettere da parte il necessario per almeno sei mesi di disoccupazione: i “rainy days” (giorni di pioggia) come li chiamano qui. È importantissimo, lo dico per esperienza, non cercare lavoro con l’acqua alla gola, altrimenti rischi di accontentarti di offerte che possono rovinare il resto della tua carriera».
Stefano Salimbeni