Egitto, nuova guida per i cristiani

Il 118° patriarca della Chiesa copto-ortodossa è Tawadros II, eletto in un momento particolarmente sofferto per la comunità, tra conflitti interconfessionali e discriminazioni.

Youssef Sidhom: "I copti sono diventati più forti, anche in politica"

05/11/2012
Youssef Sidhom, direttore della rivista "Watani" (foto di G. Mastromatteo).
Youssef Sidhom, direttore della rivista "Watani" (foto di G. Mastromatteo).

«Un teologo, aperto ai giovani. Il nuovo patriarca saprà interpretare il cambiamento in atto nel Paese». Youssef Sidhom non ha dubbi. Lui la comunità cristiano-ortodossa d'Egitto la conosce bene, dopo anni di direzione della rivista settimanale Watani (il mio Paese), l'unico periodico di ispirazione cristiana presente nel Paese a maggioranza islamica. A fondarlo, nel 1958, è stato suo padre, Antoine Sidhom. Da allora Watani è diventato una voce importante nel panorama editoriale egiziano, capace di raggiungere oltre mezzo milione di famiglie.

«Tawadros è un vescovo lontano dalla politica», spiega Sidhom, «come del resto erano anche gli altri due candidati, Raphael e Raphael Mina. Credo che possa essere l'uomo giusto per traghettare la comunità cristiana in questa fase delicata in cui sembrano prevalere l'instabilità politica e l'odio interconfessionale. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un capo spirituale aperto al dialogo e all'ecumenismo».

Le attese sono molte. Il nuovo patriarca sarà chiamato a un compito difficile, proseguire il lavoro svolto negli ultimi quarant'anni da Shenouda III. «Durante il suo pontificato la Chiesa copta ha allargato i propri confini». osserva ancora Sidhom, «è stato un innovatore, molto carismatico e amato dalla gente. La comunità cristiana è cresciuta in questi anni. Persino dal punto di vista elettorale. Quest'estate ci si è resi conto di quanto importante sia il voto dei 4 milioni di elettori copti, in vista del risultato finale». Il riferimento è alle scorse consultazioni presidenziali, che hanno visto la risicata vittoria del fratello musulmano Mohamed Morsi, sull'ex premier Ahmed Shafiq, che era supportato appunto dai copti.

«E’ stato un voto difensivo», spiega Sidhom, «la comunità aveva paura che anche il presidente della Repubblica, come già il Parlamento, potesse finire in mano a fratelli musulmani e salafiti. A due anni dalla rivoluzione i copti d'Egitto stanno cercando di uscire dall'ostracismo, tra mille problemi. La bomba di Alessandria a Capodanno del 2011 e la strage di Masbero lo scorso autunno sono ferite ancora aperte. Confidiamo nell'aiuto della nuova guida spirituale, per voltare pagina».

Gilberto Mastromatteo
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