22/06/2011
Una curiosa immagine di Ai Weiwei.
Ai Weiwei, l'architetto e artista cinese (autore, tra l'altro, del progetto del celebre Stadio Nazionale di Pechino detto "nido d'uccello") ch'era stato arrestato in aprile con l'accusa formale di evasione fiscale, è stato liberato dietro pagamento di una cauzione. Ai Weiwei, in realtà, era da molto tempo nel mirino del regime per le sue critiche politiche.
La sala delle Turbine nella Tate Modern Gallery a Londra, ê davvero
impressionante per quant'é vasta. Ed é ancora più impressionante da
quando sul suolo campeggia la monumentale opera concepita da Ai Weiwei,
uno dei maggiori artisti cinesi contemporanei. Ai Weiwei era stato
arrestato il 4 aprile mentre si stava
imbarcando su un volo per Hong Kong, e da quel momento si erano perse le sue tracce.
Nei lunghi giorni passati prima della liberazione dell'artista, l'opera di Weiwei in mostra alla Tate è sembrata un triste monito. Si tratta di
Sunflower seeds, un tappeto di
milioni di semi di girasole di porcellana scolpiti e dipinti uno ad
uno dagli abitanti di Jingdehzen. Colpita da una grave crisi economica
che ha lasciato senza lavoro in molti,
la comunità di Jingdehzen é stata
per intero coinvolta nella realizzazione di quest'opera dai molteplici
significati.
Sunflower seeds punta l'attenzione sull'unicità di ogni
singolo, unicità che va rispettata affinché contribuisca alla forza
della collettività. Ma i funzionari cinesi non hanno considerato
opportuno rispettare l'unicità di questo personaggio eclettico,
architetto, artista, scrittore e cittadino impegnato nella lotta per i
diritti dei cittadini, definito dal giornale filogovernativo
Huanqiu
Shibao, nei giorni che hanno seguito l'arresto: "Un elettrone impazzito
per il quale non modificheremo le nostre leggi".
Il fantastico Stadio nazionale di Pechino progettato da Ai Weiwei.
Il mio nome è Ai Weiwei
Da anni Ai
Weiwei si trova nel mirino delle autorità. Dopo il terribile terremoto
che colpí il Sichuan nel 2008, l'artista, con l'aiuto di centinaia di
volontari, decise di stilare una lista di tutti gli scolari deceduti nel
sisma. Lo scopo di questo elenco era denunciare il Governo per
l'incuria con cui gli edifici scolastici erano stati costruiti, a
causa della corruzione che incancrenisce in buona parte il mercato dei
lavori pubblici cinese. Per questa denuncia, pubblicata sul suo blog, Ai
Weiwei venne picchiato selvaggiamente dalla polizia e dovette subire un
delicato intervento chirurgico a Shangai. Da allora, Weiwei non é stato
mai perso di vista. E neppure lui ha mai perso di vista la sua causa.
Delle spie in borghese sostavano quotidianamente davanti al suo
indirizzo. Lui, col suo solito e noto senso dello humour, fotografava le
loro espressioni attonite e le mostrava sul blog con cui comunicava col
mondo.
In un editoriale pubblicato due anni fa dal Courrier International, Ai
Weiwei spiegò, riferendosi alla persecuzione e alla morte
dell'oppositore Yang Jia, condannato ingiustamente dal Governo, che "la
sua sorte permise di capire che ai giorni nostri la tragedia degli uni é
legata al rifiuto e alla rinuncia degli altri". E agli altri, al suo
popolo che vuole libero dai tiranni, Ai Weiwei non ha mai rinunciato,
né nel suo impegno civile, né nella sua arte.
A partire dai 1001 cinesi
invitati nel 2007 all'esposizione Dokumenta a Kassel, in Germania, ai
quali aveva fatto pervenire in Cina prima della partenza 1001 trolley
bianchi e neri. Visti da dietro, all'arrivo nell'aeroporto tedesco, gli
entusiasti e insoliti turisti parevano un gigantesco panda in movimento.
E poi i cinesi di Jingdehzen, scultori a tempo determinato di semi di
girasole in porcellana. E ancora tutti gli altri cinesi, quelli che oggi
vogliono ricambiare il favore ed esprimere gratitudine. Quelli che su
internet, a centinaia, dal 4 aprile in poi, hanno cambiato il loro
pseudonimo con uno nuovo, che significa: "Il mio nome é Ai Weiwei".
Eva Morletto