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Le dimissioni di Benedetto XVI hanno fatto irruzione nella campagna elettorale italiana ottenendo almeno due risultati positivi: togliere un po’ di spazio nei notiziari ai politici onnipresenti e indurre qualcuno a riflettere sul vecchio adagio secondo cui a questo mondo nessuno è indispensabile.
Circa questo secondo punto, tuttavia, non è sicuro che i nostri politici abbiano appreso la lezione. Quanto poi al silenzio, che il Papa sta osservando in questa settimana di esercizi spirituali, e al nascondimento, che Benedetto XVI ha scelto per gli ultimi anni della sua vita, inutile dire che il mondo della politica è completamente sordo a tali richiami.
Abbiamo così il confronto quanto mai diretto fra l’universo dei contenuti e delle parole con un preciso significato, rappresentato dal Papa e dalla sua determinazione, e quello della superficialità e delle parole al vento, rappresentato da una politica che non sui vergogna di nulla.
C’è da meditare, e non solo per i cattolici. I quali, in ogni caso, farebbero bene a unirsi in preghiera con il Papa, come ha chiesto il cardinale Ravasi con un tweet.
Mai quaresima giunse più opportuna.
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18 febbraio 2013 - Commenti
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