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Per chi votano i cattolici

Secondo un sondaggio Demopolis per conto di Famiglia Cristiana, i cattolici che si dicono incerti sul voto sono il 16 per cento, cui si aggiunge il 21 per cento di chi tendenzialmente potrebbe cambiare idea.
Quanto ai rimanenti, di dividono tra Bersani (31 per cento), Berlusconi (27,5), Monti (25 per cento, 10 punti in più rispetto alla media degli italiani) e Grillo (10,5 cinque punti in meno rispetto alla media degli italiani).

Monti dunque è un partito che piace ai cattolici. Va detto che i credenti in queste elezioni stanno vivendo un singolare destino: sono praticamente scomparsi dalla scena politica (almeno nei programmi) ma sono determinanti per la conquista della maggioranza alla Camera e soprattutto al Senato.

Pubblicato il 30 gennaio 2013 - Commenti (6)
29
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Benedetti cattolici

Cattolici e politica. O, se preferite, cattolici in politica. Il tema è sempre in prima pagina.
Il cardinale Bagnasco, nella prolusione alla Cei, ha detto che la politica deve smettere di essere “una via indecorosa per l’arricchimento personale”. Come si fa a non essere d’accordo? E poi Bagnasco ha ripetuto l’invito ad andare a votare. Un invito, scrive Agostino Giovagnoli su Repubblica, che “implica una critica dell’antipolitica e, per estensione, una presa di distanza da Grillo e dalle sue invettive”.

Pur senza citarlo, il cardinale ha risposto poi al sociologo De Rita, secondo il quale ci sarebbe un preoccupante silenzio dei cattolici nell’attuale campagna elettorale. E’ “quantomeno ingiusto – ha detto Bagnasco – guardare con sufficienza o, peggio, ironizzare sull’afasia dei cattolici e dei pastori”.

Un cattolico non afasico è Franco Monaco, che sull’Unità, anche lui in disaccordo con De Rita, ribadisce che “non si danno le condizioni per la ricostruzione di un partito simil-Dc”. Va bene, ma questi benedetti cattolici dove vanno?

Per chi voterà Comunione e liberazione?
, si chiede sul Manifesto Filippo Gentiloni. Risposta un po’ sconsolata: “Oggi il gruppo dirigente di Cl appare piuttosto diviso al suo interno e non in grado di indicare e sostenere partiti e candidati amici, come avveniva in passato”.
Insomma, su cattolici e politica continuano a scorrere fiumi d’inchiostro, ma l’impressione è che non vadano a sfociare da nessuna parte.

Pubblicato il 29 gennaio 2013 - Commenti (0)
28
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De Rita e i cattolici "svampati"

Sul Corriere della sera l'entomologo sociale Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, certifica la "inaspettata scomparsa" dei cattolici dalla campagna elettorale. "Una dispersione", prosegue De Rita, "che qualcuno in alto ha cercato di evitare con l'endorsement all'attuale premier ma che, dopo lo spazio di un mattino, ha ripreso a produrre i suoi efftti, e tutti gli interessati si sono affannati ad accasarsi nella squadra che contava e/o offriva di più".

Insomma l'appartenenza cattolica è diventata un "elemento del curriculum" e non il riferimento a "un'anima collettiva di proposta politica". Come dare torto al professor de Rita? I cattolici, già ampiamente in difficoltà nel ventennio della Seconda Repubblica, dopo una timida ripresa con le varie Todi 1 e Todi2, si sono come !"squagliati" come neve al sole. "Cattolici svampati, segnò", direbbe il filippino Ariel interpretato da Marco Marzocca.

Pubblicato il 28 gennaio 2013 - Commenti (0)
24
gen

Cattolici in disordine sparso

C’era una volta le Democrazia cristiana e tutto era semplice. Bastava raccomandare di mettere la croce sulla croce, o meglio sullo scudo crociato, e il gioco era fatto. Per terrorizzare debitamente l’elettore riluttante c’erano poi slogan che non andavano tanto per il sottile, tipo “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no!”, senza contare l’eterno, e sempre efficace, “I comunisti mangiano i bambini”.

Adesso invece, adesso che la Balena bianca s’è da tempo spiaggiata e i cattolici in politica sono in libera uscita permanente, all’Avvenire tocca mettere giù una vera e propria guida, andando a scovare uno per uno tutti i candidati con il pedigree cattolico, coalizione per coalizione. E poi, come se non bastasse la complessità politica, ecco la necessità di indicare anche l’appartenenza a eventuali movimenti (Sant’Egidio, Focolari, Comunione e liberazione, Rinnovamento nello spirito, Agesci, Azione cattolica, Acli, Scienza & vita eccetera), senza contare istituti vari e sindacati. L’elettore cattolico, oggigiorno, dovrebbe andare alle urne con una mappa in mano, come si fa quando si scende nella tentacolare metropolitana di Londra. E senza garanzia alcuna di uscire vivo dal labirinto.

E come la mettiamo con i dubbi di coscienza? Che fare se quel cattolico doc che mi sembra tanto bravo ha scelto di stare in uno schieramento che invece non mi va giù? E, al contrario, come comportarmi se il mio schieramento preferito mette in lista un cattolico che non mi è mai andato giù?

Come criterio di valutazione si potrebbe guardare all’età, ma dove sta scritto che la gioventù è una garanzia? Si sa che la giovinezza, di per sé, è una malattia, ma per fortuna passa presto. Tempo fa, per orientarsi, uno poteva guardare a Todi. La graziosa cittadina umbra sembrava il faro in grado di orientare finalmente la scelta. Se i magi seguivano la stella, ai cattolici bastava rivolgersi verso Todi. E invece, nel breve giro di qualche mese, puf! Todi, per il povero elettore cattolico itinerante, è diventato sinonimo di confusione e fallimento.
Dunque, mappa alla mano, ora si marcia verso le urne in (dis)ordine sparso, e senza nessuna garanzia di raggiungere la meta.
Anche se poi, alla fine, resta un dubbio di fondo: ma questo elettore cattolico esiste davvero?

Pubblicato il 24 gennaio 2013 - Commenti (3)
23
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A chi importa dei valori non negoziabili?

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha invitato i cattolici italiani a impegnarsi in politica, convergendo all’occorrenza sui valori cari al Vangelo. Ma siamo sicuri che serva a qualcosa?
I cattolici italiani hanno sempre negoziato i valori non negoziabili. Perché, tanto, in Italia, siamo tutti cattolici, a cominciare dal Parlamento. E’ cattolico Mario Monti ma anche Giulio Tremonti, lo sono Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini, Nichi Vendola, ma anche Piero Fassino e Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi. Da Leoluca Orlando a Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro, dall’ex pannelliano ed ex verde Rutelli al post-socialista Sacconi, dalla ex radicale Roccella al rottamatore Matteo Renzi, dall’ex musulmano Magdi Allam al superleghista Mario Borghezio, da Paola Binetti a Ignazio Marino, da Rocco Buttiglione a Romano Prodi, todos catolicos! Tutti, ma proprio tutti, cattolici!

E allora se tutti siam cattolici, vuol dire che in politica si può fare quel che si vuole: si possono chiedere leggi per impedire che i clandestini si curino al pronto soccorso come fanno i leghisti con l’assenso del Pdl, si può difendere la legge sull’aborto come usa la maggioranza del Pd. Si può fare a meno di una politica familiare. Si può essere favorevole alle nozze gay e persino all’adozione e all’affido da parte delle coppie gay come vuole il cattolicissimo Vendola, ma anche molti esponenti del Centrosinistra. Oppure si può considerare il lavoratore una merce contro la dottrina sociale della Chiesa, come prevede la riforma del lavoro.

Altro che convergere sui valori non negoziabil! I politici cattolici ci vanno divisi, spesso silenti, irrilevanti alla meta, a volte falsi e ipocriti come tanti pinocchietti.

Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (6)

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