Don Ciotti: la memoria e la mafia

L'Associazione "Libera" ha celebrato la Giornata delle vittime. Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente, risponde alle nostre domande.

Poche denunce, paura ma anche zona grigia.

23/03/2011
Pina Maisano, la vedova di Libero Grassi, a Palermo nel 2007.
Pina Maisano, la vedova di Libero Grassi, a Palermo nel 2007.

Don Ciotti, la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano Ilda Boccassini ha manifestato preoccupazione per la cosiddetta zona grigia: troppo poche le denunce di estorsione in Lombardia. Come si distingue il confine tra la paura e la convenienza?
 
«Il confine è labile. Ma certo non vanno confusi il commerciante o l’imprenditore che consapevolmente accettano di stabilire con le mafie un rapporto di reciproco interesse, con chi si sottomette al ricatto mafioso per paura. Per tracciare un confine più netto gioca un ruolo decisivo la presenza o meno di reti di protezione. È stata anche l’assenza di questa rete ad avere causato la morte di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano che nel 1991 coraggiosamente denunciò il racket mafioso, ed è per rompere questa solitudine che sono nate la Fai (Federazione antiracket) o iniziative come “Reggio-Libera-Reggio”, rete che Libera, insieme ad altre 60 realtà, ha promosso in Calabria per dare una mano agli imprenditori e commercianti calabresi che rifiutano di sottomettersi al pizzo. È importante poi che le stesse professioni si diano regole vincolanti. Libera ha avuto il piacere, recentemente, di  tenere a battesimo la “Carta etica dei professionisti modenesi”. Per la prima volta in Italia un coordinamento provinciale di tutte le professioni ha promosso uno strumento a favore della legalità che prevede misure fino alla radiazione di chi è condannato per reati di associazione mafiosa o favoreggiamento. L’augurio è che altre regioni e province del nord seguano l’esempio di Modena, nella consapevolezza, però, che “etica” non può significare solo enunciazione di regole e di prescrizioni, per quanto giuste e condivise. L’etica chiama in causa le nostre coscienze, la nostra responsabilità, le nostre piccole e grandi scelte quotidiane. Chiede a ciascuno di noi di contribuire perché la vita sociale sia per tutti libera e dignitosa, perché i diritti abbiano la meglio sui privilegi, e le aspirazioni dell’“io” confluiscano nelle speranze del “noi”».

a cura di Elisa Chiari
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