Dossier: spari mentre il Governo giura

Il gesto di un folle che, però, si inserisce in una grave crisi economica e sociale. Quali sono i rischi e le risposte da dare per fermare la violenza.

Lo storico Mimmo Franzinelli: non sono i servizi segreti, però...

28/04/2013
Mimmo Franzinelli, storico, esperto di terrorismo e servizi segreti deviati.
Mimmo Franzinelli, storico, esperto di terrorismo e servizi segreti deviati.

«Il dato che mi sembra positivo è che questa volta non mi sembra che siano coinvolti i servizi segreti. E per l’Italia non è poco». Mimmo Franzinelli, storico, esperto di terrosimo e servizi deviati considera la sparatoria avvenuta davanti a palazzo Chigi «il gesto di una persona bordeline. Un problema importante capire se è dietro a questi personaggi possono esserci dei servizi oppure no. Io credo che sia evidente, in questo caso, che chi ha sparato ha fatto da solo. In altri è evidente che i servizi segreti sono a conoscenza di alcune operazioni “criminali” e le pilotano oppure le controllano senza fermarle».

Cosa pensa sia successo?

«Ci sono momenti storici di transizione nei quali ci sono diffusissime insicurezze. In questi momenti escono allo scoperto personaggi “borderline” che in un momento di follia vogliono sentirsi protagonisti di qualcosa anche se non sanno bene di che cosa. Anche se isolati possono però essere pericolosi. Guardando insietro nella storia a me viene in mente l’incendio del Reichstaig in Germania del 1933. Incendio appiccato da uno squilibrato – in quel caso sembra anche strumentalizzato- che portò alla sospensione dei diritti civili».

È un caso che abbia sparato mentre era in corso il giuramento dei ministri?

«Non credo proprio. Nella sua mente distorta c’era la volontà di diventare protagonista, di incidere in modo pesante sulla realtà quindi ha scelto molto bene la data e il luogo. È una follia lucida».

Quali sono adesso gli errori da non fare?

«Sicuramente non bisogna dare la responsabilità a qualche politico che nei giorni scorsi ha evocato la piazza. Questo significherebbe continuare, in altro modo, una contrapposizione pesante, cruenta e negativa. È chiaro che la tensione non parte dalla politica, ma parte dall’economia e dalla società, dal disagio, dalla disoccupazione e, infine, investe la politica. In questo bailamme è evidente che c’è qualcosa che ha sollecitato la persona bordeline al suo atto. Adesso però prendersela gli uni contro gli altri sarebbe scorretto e peggiorerebbe la situazione, allargarebbe la distanza con i cittadini».

Quali risposte dare?

«La politica deve dare delle risposte ferme, sobrie, non sopra le righe. Non bisogna assolutamente dare risposte di militarizzazione né della società né della capitale. La risposta non deve essere sul terreno dell’ordine pubblico o nella diminuzione delle libertà di espressione e movimento. Le istituzioni non si devono far vedere spaventate e impreparate. Ci vuole una risposta che rafforzi il sentimento di cittadinanza, di appartenenza. Sarebbe auspicabile che i politici, e certi politici in particolare, cominciassero a far pulizia all’interno dei propri partiti».

C’è una corresponsabilità della politica?

«Ci sono corresponsabilità in tutti quei politici che rubano approfittando della loro posizione perché screditano le istituzioni, seminano il qualunquismo. Gesti del genere nascono in questo contesto. Ripeto, è rassicurante che, almeno in questo momento, non ci siano giochetti dei servizi segreti e per l’Italia, visto il nostro passato, non è poco. Adesso i politici devono fare la loro parte, cioè isolare al loro interno chi ruba e chi mangia a spese nostre. Non farlo è il sistema migliore per seminare la sfiducia, la frustrazione, la rabbia e fomentare i gesti isolati».

                                                                                                          Annachiara Valle







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