Chi ha ucciso il contropiede?

Piccolo giallo alla ricerca del colpevole che ha fatto sparire, a vantaggio dell'odiosa "ripartenza", una cara vecchia parola del calcio che fu. E che forse è ancora.

28/06/2010
La Germania, prova vivente che il contropiede è vivo e sta benissimo.
La Germania, prova vivente che il contropiede è vivo e sta benissimo.

Chi ha ucciso il contropiede? Quella cosa del calcio cui eravamo affezionati perché in passato aveva fatto la fortuna di tante squadre italiane assieme al vituperato e utilissimo catenaccio?

Perché è scomparso per far posto a una cosa di nome “ripartenza” che ormai spopola in tutte le telecronache?
Un tempo le parole vecchie sparivano dai vocabolari perché non servivano più, perché cadevano in disuso con gli oggetti corrispondenti. E le parole nuove, invece, si prendevano a prestito, dalle altre lingue o dai gerghi, per “necessità”, perché nella lingua madre mancavano i vocaboli per concetti corrispondenti e nati altrove. Poi a un certo punto siamo diventati più esterofili del bisogno, anglofili senza motivo, perché faceva colto e fine, oppure perché era utile per non farsi intendere dai non iniziati e trarne vantaggio.

Ma la ripartenza che c’entra? Che cos’ha che il contropiede non aveva?
Non è inglese, non è straniera, non è difficile eppure ha soppiantato il povero contropiede, che, già defunto in Tv, sopravvive soltanto nelle cronache scritte di nostalgici signori come Gianni Mura e Roberto Beccantini che provano a rianimarlo come si fa con il restauro di certe opere d’arte preziose, a rischio di rovina.

Siccome a noi la ripartenza non piace, perché ci sembra inutile, ci siamo messi a indagare. Ecco che cosa abbiamo scoperto. Secondo l’autorevole vocabolario Devoto-Oli la “ripartenza” come parola autonoma rispetto a partenza e ripartire, con significato esclusivamente calcistico, ha fatto la sua comparsa nel vocabolario italiano nel 1992, ma non si dice a opera di chi. Non ci soccorre lo Zingarelli 2009: cita la ripartenza, nel significato che ci interessa, ma non ci dice da dove arriva. Da parte nostra possiamo solo testimoniare che il Novissimo Palazzi del 1984, provvisto di contropiede, ignorava invece del tutto la ripartenza.

E allora? Allora per mettere spalle al muro il principale indiziato bisogna ricorrere alla Treccani online (www.treccani.it) che, al termine di una disquisizione sulla parola incriminata, cita Claudio Giovanardi, linguista-detective che nel  2006 ha ricostruito così la scena del delitto: ripartenza è «il vecchio contropiede ribattezzato da Arrigo Sacchi».

Dunque il colpevole c’è ed è Arrigo Sacchi, ex Ct azzurro, ma il fu contropiede è vivo e vegeto come il fu Mattia Pascal, sembra solo morto perché spodestato del suo nome e della sua identità. Arrigo Sacchi, fautore di un calcio offensivo e pieno di schemi complicati, forse sognava davvero che il contropiede, ribattezzato ripartenza, si sarebbe suicidato. Ma non è accaduto.

Guardare per credere le partite del Mondiale: togliendo l’audio alle telecronache vedrete un sacco di squadre chiudersi in difesa e poi approfittarne velocemente per infilare l’avversario scoperto.  

Elisa Chiari
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