La Nazionale "porcospino"

24/06/2010
Fabio Cannavaro durante la partita con il Paraguay.
Fabio Cannavaro durante la partita con il Paraguay.

Italia-Paraguay. 1-1. Il primo della classe ha preso sei, il penultimo della classe ha preso sei. Va da sé che non è proprio la stessa cosa. Il bicchiere a casa del Paraguay ha ragione di essere mezzo pieno, quello di casa Italia fatalmente mezzo vuoto. Non sono tante le partite in cui si possono aspettare 40 minuti per vedere un tiro in porta. Se poi il tiro non è dei campioni del mondo ma degli altri e se quella volta la mettono pure dentro si mette maluccio. Va a finire che lo zero a zero diventa il migliore dei mondi possibili, la massima aspirazione ragionevole. E non è che si vada lontanissimo così.

    Ammesso di passare i turni, senza mirare mai allo specchio della porta restano solo - gol di rapina a parte - i rigori come un miraggio cui aggrapparsi alla fine di tutto. Ma non è mica sempre domenica, men che meno il 9 luglio 2006 (per la cronaca l'unica volta nella sua storia che l'Italia ha messo dentro cinque rigori su cinque). Per 55 minuti zero tiri nello specchio, dalla parte azzurra: in compenso tre facce che dicono più delle parole che le vuvuzelas fanno morire in gola: il ghigno di De Rossi, il grugno di Lippi, lo sguardo perso di Gilardino.

    Poi arriva un tiro centrale di Montolivo (che fin li' ha fatto il suo), poi - si' - De Rossi segna pure, ma di là c'è una squadra che lotta limitandosi a ostruire (la cosa che una volta si chiamava catenaccio), senza tanto contropiede però (adesso chissà perché si chiama ripartenza): una volta rubata palla spesso il Paraguay non sa tenerla, la lascia andare come una brace che scotta. E non è un gran vanto non saperne approfittare. Non va male la costruzione del gioco all'inizio della partita, ci si riprende alla fine un po' perché i paraguayani si stancano, un po' perché c'è voglia di recuperare anche tirando da fuori.

    Ma non è che seguendo il consiglio del telecronista che invita a sparare nel mucchio si trovi la soluzione per andare avanti alla maniera degna dei campioni del mondo. Si finisce con foga. Restano un paio di tiri da lontano e un paio di lisci, uno di Di Natale all'87° e un tentativo di rovesciata di Pepe troppo ambizioso per essere anche verosimile. Un po' poco per gli eroi del 2006. Fino a 20 metri dalla porta può andare, ma qualcosa bisogna inventarsi da li' in poi, possibilmente prima che sia troppo tardi. Seguiranno giorni di critiche e giustificazioni, di appallottamenti a riccio, e c'è chi dice che sia proprio quel che serve per alimentare la voglia di rivalsa. Se va bene anche stavolta la chiameremo la nazionale porcospino.

a cura di Elisa Chiari
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