11 in Nazionale ma 110 a casa

Il 22 maggio scende in campo allo stadio Olimpico di Roma la Nazionale famiglie numerose in vista del "Derby dei campioni del cuore” fra Roma e Lazio.

“Precari, con nove figli e felici”

21/05/2012
Una manifestazione delle famiglie numerose davanti al Parlamento (foto Ansa).
Una manifestazione delle famiglie numerose davanti al Parlamento (foto Ansa).

Antonello Crucitti ha 43 anni e fa l’insegnante a Brescia. Sua moglie Angela ne ha 39 ed è una dipendente pubblica precaria. Vivono insieme a Brescia con i loro 9 figli (la più piccola ha 1 anno e mezzo, il più grande ne ha 16) e sono felici. «Non siamo una famiglia stile “Mulino Bianco”: ci arrabbiamo, facciamo degli sbagli come tutti, ma siamo uniti dalla fede in Dio che ci sorregge tantissimo nei momenti difficili».

-A parte la fede, dove trovate la forza per andare avanti?

«Siamo molto uniti fra noi e poi possiamo contare su una rete di solidarietà fortissima, iniziando proprio dalla Nazionale famiglie numerose. Quando ci incontriamo organizziamo sempre dei momenti di preghiera insieme e ci offriamo reciprocamente sostegno materiale e spirituale. Proprio di recente un nostro giocatore ha dovuto affrontare un grave problema familiare e tutti ci siamo dati da fare per aiutarlo. Al di là della squadra, poi, a Brescia coordino il banco alimentare per non far mancare il cibo a chi ne ha bisogno».

-La crisi quanto vi ha colpito?

«Le famiglie numerose sono abituate a fare sacrifici. A casa nostra si mangia sempre quel che c’è, cercando sempre di mettere al primo posto i bisogni dei figli. Certo, i soldi non bastano mai».

-Il Comune vi aiuta?

«Non possiamo lamentarci, fa quel che può. Hanno deciso, per esempio di non fare pagare, alle famiglie che hanno più di quattro figli, le rette per la mensa scolastica, per il prescuola e per il dopo scuola. Certo, se fosse introdotto a livello nazionale il quoziente familiare, cambierebbe tutto».

-Come si svolge la vostra giornata?

«Io e mia moglie ci alziamo ogni mattina alle 5 per organizzare tutto: a parte il nostro lavoro, bisogna seguire i figli a scuola, all’oratorio, al catechismo, nelle loro attività sportive. Andiamo a dormire a mezzanotte distrutti, ma felici anche perché sappiamo che la nostra famiglia rappresenta un investimento per il futuro del nostro Paese».

Eugenio Arcidiacono
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