Fine dei giochi: è emergenza sociale

Il gioco d'azzardo compulsivo e patologico costituisce una vera e propria emergenza sociale, che in Italia riguarda più di un milione di persone. E lo Stato finge di non capire

Il centro d'ascolto NoGame

23/04/2013

Famigliacristiana.it ha intervistato la dottoressa Nelli Mazzoni, psicologa e co-fondatrice del progetto NoGame - Intervento contro il gioco patologico, che ha preso il via lo scorso marzo. NoGame è il primo centro d'ascolto, orientamento e informazione in Liguria e tra i primi in Italia espressamente dedicato al problema del gioco d'azzardo compulsivo.

Non è certo un caso che il progetto NoGame sia nato proprio a Finale Ligure, dal momento che la Provincia di Savona risulta la seconda area in Italia dove si spende di più per il gioco.

Lo sportello NoGame è frutto della collaborazione tra la dottoressa Mazzoni, la dottoressa Silvia Caliente e l'esperta in comunicazione Paola Maritan, tutte membre dell’Associazione S.p.i.a. - Sentieri di psicologia integrata e applicata, il Distretto socio-sanitario, la cooperativa sociale Finale Salute che ha messo a disposizione la sede, l'Asl 2 e l'Università, con la quale è stato stipulato una convenzione per avere stagisti dalla Facoltà di Scienze della Formazione.

Dottoressa Mazzoni, perché nel Savonese il problema è talmente diffuso?
"Le spiegazioni sono molteplici. Sul territorio c'è un'evidente proliferazione di sale scommesse, ricevitorie ed esercizi commerciali con slot machine. Basti pensare che a Finale Ligure, in una passeggiata di circa 1500 metri, sono sorte ben tre sale scommesse di grandi dimensioni. Senza contare i bar che vendono i "gratta&vinci".

"Un altro elemento da tenere ben presente è l'avere a disposizione molto tempo libero: sul nostro territorio ci sono molti lavoratori stagionali, pensionati e anziani in genere. Per esempio la Caritas ci ha segnalato il caso di una coppia di anziani, che in teoria avrebbe avuto a disposizione una pensione dignitosa, ma che invece aveva chiesto aiuto economico. Si è scoperto poi che la coppia spendeva ingenti somme in "gratta&vinci" al punto da prosciugare ogni mese la pensione!".

"Inoltre l'osservazione diretta è un'altra componente essenziale nel nostro lavoro. Per esempio abbiamo assistito a un nonno che regalava al nipotino un "gratta&vinci", come se fosse un premio o un gioco. È un gesto di una gravità estrema, perché così il minore acquisisce familiarità con qualcosa da cui invece dovrebbe essere tenuto alla larga. Questi sono solo due esempi fra tanti".

Nel primo mese di attività, quante richieste d'aiuto sono arrivate a NoGame?
"Magari avessimo ricevuto domande d’aiuto! Per ora non ci sono state visite di persona, ma solo telefonate. Hanno telefonato le madri allarmate di figli 20, 30 e 40enni. Generalmente sono i familiari a prendere contatto, infatti noi calcoliamo che per ogni vittima del gioco compulsivo siano coinvolte almeno altre 5 persone, nel nucleo familiare e nella più stretta cerchia di relazione sociale".

"Chi sta a contatto con una vittima del gioco d'azzardo compulsivo spesso è risucchiato in un clima di tensioni, menzogne e violenze crescenti, cosa particolarmente grave nei casi in cui sono coinvolti dei minori".

Che genere di domande vi sono state rivolte?
"La domanda ricorrente riguardava come comportarsi in famiglia con i soldi. Se era il caso di controllarli, trattenerli o meno. La nostra risposta è sempre stata categorica: assolutamente sì, non solo è consigliabile ma è necessario. In casi estremi si dovrebbe ricorrere a un amministratore che gestisca i beni, anche in via temporanea, una possibilità che prima veniva utilizzata con le persone affette da malattia mentale e di cui le famiglie non sono a conoscenza".

Francesco Rosati
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