Fine dei giochi: è emergenza sociale

Il gioco d'azzardo compulsivo e patologico costituisce una vera e propria emergenza sociale, che in Italia riguarda più di un milione di persone. E lo Stato finge di non capire

Si gioca da soli, si affronta il problema insieme

23/04/2013

Qual è il percorso terapueutico per liberarsi dalla dipendenza?
Innanzitutto voglio sottolineare quanto la dicitura 'ludopatia' sia inadeguata, è generica e diluisce la gravità del problema. Si può configurare come ludopatia anche un atteggiamento morboso e ossessivo verso i videogame, deprecabile senz'altro e da tenere sotto controllo, ma che non include il gioco d'azzardo patologico".

"Il primo passo per liberarsi dalla dipendenza, poi, è riconoscere di essere affetti da una malattia. Non è solo un vizio ed è sbagliato considerarlo tale. Come per tutte le altre dipendenze, inoltre, non si può parlare di una vera e propria possibilità di guarigione, ma si può imparare solo a tenere sotto controllo il problema: l'unica strada per farlo è l'astinenza".

"Il desiderio di giocare resterà sempre presente, è come un fratello gemello che ci si porta sempre dietro e che ci chiede di giocare, ma al quale bisogna imparare a non prestare ascolto. Noi ripetiamo sempre che si gioca da soli, ma si affronta il problema in gruppo".

Si riferisce ai gruppi di auto mutuo aiuto?
"Sì, i gruppi di auto mutuo aiuto sono la strada da seguire. Quando sul territorio si crea una nuova iniziativa, come nel nostro caso, si crea una sorta di aspettativa per ottenere risposte definitive e risolutrici. Le vittime del gioco d'azzardo compulsivo sperano nella bacchetta magica, sono tentate di abbandonare un terapeuta per rivolgersi a uno nuovo. Ma la cosa più importante è mantenere la rete, non disgregarla. Ce la si può fare solo insieme".

Cosa pensa della politiche seguite finora in materia di gioco d'azzardo patologico?
"Bisogna prendere atto che la diffusione su scala nazionale del gioco d'azzardo compulsivo è una vera e propria emergenza che lede alla base la stessa vita sociale e nega a molte persone la possibilità di un'esistenza sana che guardi con ottimismo al futuro. Distrugge le famiglie, di questo si tratta quando si parla di gioco d'azzardo compulsivo".

Quali dunque le possibili soluzioni?
"Finora il sistema ha incentivato lo sfascio anziché promuovere la bonifica. Il 'gioco sociale' è sempre esistito, ma ora è prevalente un gioco di tipo solitario, che non è facile da intercettare e sul quale è molto difficile intervenire. Basti pensare al gioco on line. Quanto alle soluzioni concrete, vedo una macchina burocratica di per sé lenta, che non riesce a incidere su nulla. Per esempio in Liguria una legge regionale ha introdotto il concetto di distanza minima di sale da gioco e scommesse da luoghi sensibili come scuole e oratori. Ma la potestà amministrativa degli Enti locali non può nulla rispetto a quella dello Stato".

Si dovrebbe fare più informazione mirata?
"L'attività informativa è senz'altro necessaria ma rappresenta solo un aspetto del problema che non può prescindere dalla prevenzione diretta sul territorio e dal rafforzamento di una rete territoriale di sostegno. Faccio un esempio: si può fare tutta l'informazione che si vuole, ideare nuove pubblicità progresso e via dicendo, ma se poi lo Stato concede agevolazioni fiscali asgli esercizi che mettono le slot machine, con un aumento direttamente proporzionale delle vittime?".

Francesco Rosati
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