Tutti sul pero per salvare la scuola

È quello che è successo all'Istituto Calvi di Finale Emilia, seriamente danneggiato dal terremoto: il Cefa ha dato il suo contributo organizzando campi di lavoro.

Saliti sul pero per salvare la scuola

11/09/2012

«Solitamente ci occupiamo di raccolte fondi per progetti da realizzare in Africa ma il terremoto dell'Emilia ci ha colpito troppo da vicino per fare finta di niente: d'altronde la nostra sede è a Bologna». Giovanni Beccari, di Cefa onlus, spiega così l'impegno assunto dall'associazione che si è resa protagonista di un'iniziativa semplice, incisiva, efficace, nata da un incontro con gli studenti e i professori dell'Istituto agrario Calvi di Finale Emilia, che opera tra i Comuni più colpiti dal sisma come Mirandola e Crevalcore. «Dopo un confronto sincero ci è sembrato doveroso metterci a disposizione: l'azienda agricola in cui gli oltre mille studenti della scuola fanno una sorta di tirocinio pratico è stata fortemente danneggiata dalle scosse del terremoto. Edifici, attrezzature, materiali, molto è stato distrutto e ora che la scuola è ricominciata è ancora inutilizzabile».

In particolare, il professor Vancini, ha posto l'attenzione sulla questione estiva: in questo periodo, infatti, con gli alunni a casa per le vacanze, l'azienda è solita offrire lavoro temporaneo a personale esterno disposto alla raccolta delle pere. Solitamente ma non quest'anno: oltre alla crisi, infatti, ci si è messo di mezzo il terremoto. E i 20mila euro necessari non ci sono perché le priorità sono improvvisamente cambiate.

«La nostra proposta, a quel punto, è stata quasi naturale: perché non organizzare dei campi di lavoro "agricolo" cercando volontari in giro per l'Italia per consentire di risparmiare quella cifra da destinare eventualmente altrove?»: nella confusione post-sisma, con molti membri del personale stesso della scuola che si sono ritrovati dall'oggi al domani senza un tetto sotto cui vivere, non sono mancate alcune difficoltà nel far partire il progetto. Sarebbe stato strano il contrario. Ma c'è dell'altro. Un ulteriore valore aggiunto.

Il Cefal, il Consorzio europeoper la formazione e l'addestramento dei lavoratori, da non confondere con il Cefa, ha aggiunto un tassello prezioso all'iniziativa proponendo di sfruttare l'occasione dei campi di lavoro per dare una chance formativa a tre detenuti del carcere bolognese della Dozza. E così, ai volontari provenienti da tutta Italia che si sono alternati, si sono aggiunti due ragazzi marocchini e un pakistano che grazie a un permesso speciale hanno potuto dare il loro contributo facendo sicuramente un'esperienza lavorativa e umana utilissima in vista di un loro reinserimento in società.

«I riscontri sono stati molto positivi: intanto per l'affluenza e la partecipazione di giovani e giovanissimi, esempi ben lontani da quelli che si distruggono la vita tra alcol e droga nelle discoteche più estreme d'Italia e d'Europa. Qui i volontari hanno toccato con mano la sofferenza che un terremoto può portare e sono stati capaci, ciascuno, di tirare fuori il meglio da sé e dagli altri»: Michele Cattani, di Cefa, che ha seguito da vicino il progetto ci ha riferito di aver assistito alla nascita di rapporti umani solidissimi, formati vivendo in tenda nel cortile della scuola con tutti i disagi del caso.

Dal primo agosto al 13 settembre si sono avvicendati 24 volontari, alcuni dei quali, folgorati dall'esperienza, hanno chiesto di poter fare un doppio turno. «Certo ci piacerebbe ripetere l'iniziativa anche il prossimo anno quando il terremoto sarà più lontano e l'onda emotiva che questo ha comportato meno potente: noi intanto non ci fermiamo perché la seconda fase del progetto prevede di rimettere realmente in funzione alcune attrezzature. Per questo stiamo chiedendo l'aiuto di alcuni dei nostri soci, simpatizzanti, volontari: molti pensionati ci hanno già dato la loro disponibilità e sono già al lavoro».

Di seguito pubblichiamo alcune testimonianze spontanee che i partecipanti al progetto ci hanno autorizzato a pubblicare.

Alberto Picci
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