Tutti sul pero per salvare la scuola

È quello che è successo all'Istituto Calvi di Finale Emilia, seriamente danneggiato dal terremoto: il Cefa ha dato il suo contributo organizzando campi di lavoro.

Testimoni entusiasti

11/09/2012

«Sono di ritorno da Finale Emilia e voglio condividere con voi ciò che tutti coloro che hanno partecipato al campo di volontariato del CEFA (organizzatori, volontari, personale della scuola) sono riusciti a creare. Un fantastica esperienza anche a livello umano. Le fantastiche persone che lavorano all’isituto Calvi e che abbiamo potuto conoscere più intimamente di quanto credessi, distinte da passione, calore, umanità, simpatia e determinazione. Anche durante il terzo turno in poco tempo la squadra è diventata una grande famiglia in cui siamo cresciuti condividendo racconti, pasti, soddisfazioni, mentalità, sfoghi, età diverse...

Questa bella esperienza è stata certamente arricchita dai tre ragazzi detenuti al carcere Dozza di Bologna, i quali hanno fatto parte del gruppo e della grande famiglia senza esclusione di colpi. Partecipando, scherzando e confidandosi con tutti come tutti hanno fatto con loro. Ero certo che sarebbe stata un'esperienza positiva, ma viverla in prima persona è stato motivo di soddisfazione e gioia che mi spinge a volerne essere un testimone entusiasta. Tutti ci siamo affezionati a tutti. Con grande umanità, empatia e soprattutto spontaneità. Grazie a tutti i volontari, grazie al CEFA Onlus e all'Istituto Calvi di Finale Emilia!».


Michele

«Una piccola avventura, questo è stato per me il breve periodo passato a Finale. Una piccola avventura che il CEFA e l’Istituto Calvi mi hanno permesso di intraprendere, e che mi son disegnato addosso cosi come piaceva a me. L’arrivo in treno e bicicletta, lento, in mezzo alla pianura, le campagne bruciate dal sole, le case, le strade e i capannoni scossi dal terremoto. La musica nelle orecchie e la strada di fronte: lentamente avvicinarsi a queste terre e rivolgere il proprio pensiero a quel che è successo, immaginandosi in questi pochi giorni in un contesto turbato, circondato da persone nuove. Da queste ultime, volontari e non, ho ricevuto un’immensità di sorrisi, di impressioni, di dubbi e di speranze.

Abbiamo lavorato insieme ma più di tutto abbiamo vissuto insieme. Ognuno ha messo fra il frutteto e il gazebo le proprie peculiarità, le proprie storie (talvolta felici, talvolta meno, altre ancora normali), le proprie capacità, la propria piccola dose di pazzia, e tutto questo ha creato un ambiente arricchente. Aver incrociato la mia traiettoria con quelle di Ermilio, Sonia, Loris, Elena, Silvia, Michele, Cristina, Luca, Pino, Leo, Rognoni, Hussain, Hambi e Abdelmijd è stato un immenso piacere. Tutto questo non sarebbe successo senza la volontà di spendere qualche giorno della propria estate su questo progetto ma credo che, tirate le somme, chi ne ha guadagnato di più siamo tutti noi, in quanto persone. Siamo più grandi e più ricchi, in ognuno di noi c’è un pezzo dell’altro, un panorama diverso da quello che viviamo normalmente, una consapevolezza diversa».


Francesco

Alberto Picci
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